Il difficile rapporto dei deboli di udito con i mezzi di comunicazione più seguiti: la televisione e la radio

Reggio Emilia, 14 Aprile 2012

A Reggio Emilia un convegno fa il punto sulle soluzioni e riunisce specialisti otorino, rappresentanti di Rai Regione e Segretariato Sociale, società scientifiche  del settore ed associazioni

Le statistiche indicano che sono in continua crescita i disturbi dell’udito nella popolazione per cause dovute ad invecchiamento, inquinamento acustico, abitudini voluttuarie.
Il 12% degli italiani, circa 8 milioni di persone, soffre di cali uditivi di lieve e media entità, oltre che della comparsa di fischi, ronzii e distorsioni nella percezione uditiva.
In particolare ne soffre il 4% nella fascia tra i 13 ed i 45 anni ed il 14% in quella tra i 46 e i 60 anni. A questi si aggiungono oltre mezzo milione di adulti affetti da sordità grave invalidante.
 

Capita molto frequentemente che il primo sintomo che aiuta a riconoscere un deficit – spiegano gli specialisti otorino - sia la difficoltà nell’ascolto del televisore e della radio.


A questo tema viene dedicata oggi all’Hotel Astoria la giornata di formazione organizzata dalla Struttura di Otorinolaringoiatria della Azienda Ospedaliera Santa Maria Nuova diretta dal dott. Verter Barbieri, dal titolo: Musica Radio Televisione ed il Debole di Udito, rivolta ad audioprotesisti, audiometristi, logopedisti, medici specialisti otorino, audiologi e foniatri.
L’evento formativo, la cui organizzazione è a cura dello specialista audiologo Giovanni Bianchin, vede il coinvolgimento dei patrocinatori: il Segretariato Sociale della Rai, rappresentato dal Direttore Carlo Romeo, che ha il compito di definire e proporre iniziative su tematiche sociali sia all’esterno che all’interno della programmazione radiotelevisiva e multimediale, anche in collaborazione con associazioni ed istituzioni, e la RAI Regionale, rappresentata dal Direttore Fabrizio Binacchi.


Il 40-50% della popolazione che supera i 60 anni, si rivolge al medico riferendo di avere problemi a causa della imperfetta ricezione del messaggio sonoro televisivo.
È stata questa evidenza, in presenza di cali dell’udito non limitanti il soggetto in tutti gli altri ambiti e tali da non richiedere sussidi terapeutici quali protesi acustiche o altri presidi, ad indurre  gli specialisti ad una specifica analisi.


Gli specialisti hanno preso in considerazione la qualità dei prodotti televisivi da un punto di vista strettamente audiologico, con l’intento di capire se l’insorgere delle difficoltà fosse riconducibile alla produzione più che alla ricezione del suono. E se fosse possibile adattare la qualità sonora alle esigenze del debole di udito, la cui percezione del linguaggio verbale è condizionata da variabili quali: la velocità, la articolazione dei tratti fonetici e ritmici, il rapporto messaggio vocale-rumore di fondo, la possibilità di prevedere ed anticipare in base al contesto comunicativo e all’argomento, nonché da variabili legate alla memoria ed alla logica.


La presentazione in sede Rai Regionale, da parte degli specialisti audiologi della Struttura di Otorinolaringoitatria dell’Arcispedale, dei risultati emersi dalla indagine ha portato ad un coinvolgimento attivo della Direzione che si è esteso al Segretariato Sociale della Rai.


L’importanza della analisi è legata al ruolo che la radio ed ancor più la televisione hanno nella vita quotidiana della maggior parte delle persone, trattandosi di fonti di informazione ed intrattenimento anche in sostituzione delle relazioni sociali che si diradano con l’avanzare dell’età.


I  diversi accorgimenti formali, spesso disattesi dalla maggioranza dei programmi prodotti e messi in onda, che potrebbero essere introdotti dalle emittenti radiofoniche e televisive per facilitare l’ascolto da parte dei soggetti con difficoltà uditive, saranno oggetto di approfondimento durante le sessioni della giornata.


Specifico spazio verrà dedicato nella Giornata formativa alla musica che si distingue per frequenze diverse rispetto a quelle della voce. Essa viene utilizzata nella riabilitazione della sordità e produce vibrazioni che, al di là delle orecchie, anche il corpo avverte.

 


L’UFFICIO STAMPA

 

APPROFONDIMENTO

IPOACUSIA E TELEVISIONE 

La televisione è il mezzo di comunicazione più utilizzato grazie alla immediatezza ed alla forza della immagine. Già dagli anni Sessanta ha assunto il ruolo di mezzo insostituibile d’informazione, cultura ed intrattenimento, diventando parte integrante della vita quotidiana della maggior parte delle persone.
I telegiornali rappresentano ad oggi la prima fonte di informazione seguita, per le fasce di età più giovani della popolazione, dalle fonti reperibili su internet e, per gli adulti, dai giornali-radio.
La  fascia di popolazione con ridotta o difficile attività extradomestica legata all’età avanzata o al precario stato di salute utilizza il mezzo televisivo come strumento di partecipazione familiare o come principale contatto con il mondo esterno. 
Problemi dell’udito (ipoacusia,fischi,ronzii, percezioni distorte) sono in crescita e secondo stime recenti aumenteranno del 2% tra 10 anni. In Italia 8 milioni di persone soffrono di disturbi uditivi, il 4% già dai 13 ai 45 anni, il 14% dai 45 ai 64 anni, mentre mezzo milione di adulti sono affetti da sordità grave invalidante.
La sordità definita medio–grave (il sordomutismo è una piccola percentuale) rappresenta il 30,1% fra tutte le forme di invalidità (invalidità motoria 24,7%, invalidità mentale 8,2%, cecità 6,1%).
Con differenze tra le fasce di età, si valuta che il 40-50% della popolazione oltre i 60 anni riferisce di avere difficoltà nel seguire i programmi televisivi principalmente per causa dell’imperfetta ricezione del messaggio sonoro.
Per rendere i mezzi di comunicazione più comodamente fruibili alla fascia di popolazione “debole di udito”, piuttosto che insistere sulla correzione della perdita uditiva sarebbe importante tenere conto di accorgimenti formali spesso disattesi dalla maggioranza dei programmi attualmente prodotti dalle reti nazionali e locali.
L’analisi audio-foniatrica sviluppata dalla equipe della Struttura di Otorinolarongoiatria della Azienda Ospedaliera Santa Maria Nuova di Reggio Emilia, in particolare dalla dottoressa Patrizia Formigoni, partendo dai limiti riscontrati ha messo a punto alcune semplici caratteristiche.
Per una migliore fruibilità da parte di tutti i soggetti all’ascolto, la produzione verbale dello speaker televisivo dovrebbe, secondo gli specialisti, rispettare le seguenti regole:

  • articolazione chiara e scandita con portata vocale costante
  • buona visibilità labio-orale senza ipo o iperarticolazione di singoli tratti
  • sottolineatura dei tratti salienti dell’enunciato
  • ritmo adeguato agli accenti
  • frasi di lunghezza contenuta, prive di forme idiomatiche o gergali
  • organicità e sequenzialità del discorso

Non minore importanza assumono, allo stesso fine, le condizioni di ripresa che devono:

  •  porre lo speaker in piena luce, in primo piano ed in posizione frontale
  •  permettere la simultanea visione di altri interlocutori
  •  mantenere un livello costante di amplificazione acustica
  •  evitare le sovrapposizioni vocali

In tutta Europa è vivo il problema del rapporto tra televisione e popolazione con disturbi uditivi.
La BBC sottotitola il 100% delle trasmissioni televisive, mentre in Italia solo il 18% delle trasmissioni è provvisto di sottotitoli; il progetto VOICE della Unione Europea nasce per diffondere l’utilizzo dei sottotitoli nelle trasmissioni televisive anche se, rilevano gli specialisti, questa soluzione ha come destinatari principali i sordi profondi. È ancora poco diffuso, inoltre, nel palinsesto televisivo l’utilizzo della lingua dei segni.

Validità viene riconosciuta, in termini di accessibilità ai mezzi di informazione per un pubblico di sordi o audiolesi, alla tecnica del Respeaking, la cui caratteristica è la rielaborazione in tempo reale del parlato e la sua riproposizione in sottotitoli essenziali.
Una stima precisa, su scala nazionale, di quanti riducono la frequentazione televisiva per difficoltà o solo lieve disagio nel seguire i programmi proposti, consentirebbe di sviluppare e diffondere forme di presentazione più adeguate in alcune fasce orarie e su alcune tipologie di programmi oltre che ampliare e facilitare l’uso dei sottotitoli ancora, poco diffusi.

 

Foto allegata da sx: Carlo Borromeo, Patrizia Formigoni, Giovanni Bianchin, Fabrizio Binacchi

 

 

Ultimo aggiornamento: 16/04/12