Nota di risposta al quotidiano ''Il Resto del Carlino'' - ''Il comportamento del medico è stato adeguato''

Reggio Emilia, 29 Luglio 2010

In relazione alla vicenda occorsa alla signora di 49 anni presso il reparto di Ginecologia di questo Ospedale (edizione di oggi, con il titolo: “Dovevano visitarmi, non darmi la medicina”), la Direzione di questa Azienda Ospedaliera intende precisare quanto avvenuto.
La signora si è presentata nell’ambulatorio del ginecologo di turno, a seguito di specifica e precisa indicazione della segreteria del reparto al fine completare, come da prassi, la documentazione necessaria per eseguire un’indagine di isteroscopia diagnostica, prescrittale qualche giorno prima. In questi casi non è prevista nessuna visita specifica, salvo che il medico non ne rilevi la necessità, ovvero la paziente lo richieda espressamente.
La paziente riferiva al ginecologo di avvertire del dolore ed esplicitava il sospetto che tale malessere potesse essere ascrivibile alla ovulazione in corso in quel giorno, non richiedeva una visita, né tantomeno riferiva che, in precedenza, la caposala e la segretaria avessero consigliato di informare il medico di tali sintomi. La signora non appariva particolarmente sofferente ed il ginecologo riteneva opportuno consigliare una terapia antidolorifica associata all’indicazione di tornare a controllo nel caso in cui la sintomatologia non fosse scomparsa. Se fosse emersa la necessità, la visita sarebbe stata regolarmente espletata: non vi erano elementi che avrebbero ostacolato tale prestazione. Un sintetico commento del Direttore generale sui fatti sopra riportati e sulle giuste osservazioni del giornalista A. Fiori:
Condivido i valori alla base della affermazione del Dott Francia “Non ho mai voluto curare la malattia ma aiutare la persona” e sono gli stessi che ispirano le molteplici relazioni quotidianamente intessute all’interno di questo Ospedale tra i professionisti e chi a loro si rivolge. Inoltre, nelle valutazioni delle segnalazioni che quotidianamente riceviamo, la consapevolezza di tutti è ritenere il paziente “la parte debole” e meritevole di tutela. Resta un dubbio: perché dare per scontato che la responsabilità sia sempre e comunque del medico e non valutare mai l’eventualità che sia il paziente a non facilitare il professionista nell’esercizio del proprio compito?

L’Ufficio Stampa ASMN

Ultimo aggiornamento: 29/07/10