Cenni storici

Nel carcere di Reggio Emilia nel 1886 viene aperta una sezione per “rei folli”, cioè detenuti che manifestavano problemi mentali dopo la condanna (per distinguerli dai “folli rei”, prosciolti perché incapaci di intendere e volere): era la terza struttura simile in Italia, dopo Aversa e Montelupo Fiorentino. 

La legge 36/1904 stabilisce che gli autori di reato prosciolti perché infermi di mente, che necessitino di un ricovero in una struttura psichiatrica, debbano invece essere ricoverati all’interno di sezioni separate negli ospedali psichiatrici provinciali: per il “San Lazaro” di Reggio Emilia era il padiglione Lombroso. 

Il Codice Rocco nel 1930 sancisce che sia i “rei folli” che i “folli rei” devono essere ricoverati in strutture apposite, denominate Manicomi criminali (poi chiamati Manicomi Giudiziari e infine Ospedali Psichiatrici Giudiziari), al di fuori degli ospedali psichiatrici provinciali: pertanto i prosciolti non saranno più inviati al San Lazzaro, ma nella struttura che già ospitava i “rei folli” in vicolo dei Servi, nel centro di Reggio Emilia, che dipende dal Ministero di Grazia a Giustizia (che dal 1922 aveva preso la competenza sulle carceri dal Ministero dell’Interno).

Restano in quella struttura finché negli anni ’90 sia il carcere che l’OPG di Reggio Emilia si trasferiscono in una nuova sede, fuori dal centro città, in via Settembrini. 

La Legge 10/2012 decreta la chiusura dei sei OPG allora presenti sul territorio italiano, che viene completata nel 2015. 

La struttura di Reggio Emilia ha ospitato solo detenuti ed internati di sesso maschile. 

Storia del fondo

Non esistono fonti precise riguardanti la documentazione dell’OPG di Reggio Emilia, soprattutto per il periodo più antico. Al momento del trasferimento presso l’archivio del San Lazzaro, la documentazione si trovava in un locale seminterrato nel primo corpo di fabbrica del carcere di Reggio Emilia, in apparente buono stato di ordinamento, ma in cattive condizioni ambientali (soprattutto per l’umidità presente nel locale).

Non sono state individuate le cartelle antecedenti al 1927 e la documentazione amministrativa. 

Oltre alle cartelle cliniche versate, sono conservati presso la casa circondariale di Reggio Emilia i registri relativi agli ingressi (“di matricola”): solamente in alcuni anni è prassi indicare sul registro di matricola eventuali ricoveri successivi.

Non risultano altri strumenti di corredo.  

 

Ultimo aggiornamento: 25/01/23