Cinquantenario: storia dell'Ospedale Santa Maria Nuova dal Medioevo

Da ospizio per infermi e pellegrini a eccellenza nella cura e nella ricerca: la ricostruzione di Corrado Debbi medico appassionato di storia


STORIA DELL'OSPEDALE SANTA MARIA NUOVA DAL MEDIOEVO - clicca sull'immagine per ingrandirlaLungimiranza e consapevolezza del fatto che la cultura dona prestigio a una comunità e le permette di ampliare le menti di chi ne fa parte. Ampiezza di vedute tale da comprendere che per evitare la “fuga di cervelli” bisogna creare opportunità accattivanti in loco. Questo si evince dalla Storica Concessione di creare laureati in Medicina che l’imperatore del Sacro Romano impero Massimiliano II fa nel 1571 al Collegio dei medici di Reggio Emilia. Da essa abbiamo idea di quanto fossero a loro insaputa moderni ai tempi della Battaglia di Lepanto e comprendiamo quali furono, in quegli anni, le scelte che orientarono la storia della Sanità a Reggio Emilia e che gettarono le basi per creare nella città di Marco Emilio Lepido la laurea in Medicina e la professione di Medico.
Dell’evoluzione della Sanità a Reggio Emilia s’è parlato in una giornata di studi che s’è svolta nell’ambito delle celebrazioni per i 50 anni del Santa Maria Nuova a Palazzo Rocca Saporiti il 13 marzo scorso. Dal Medioevo a oggi è stata ripercorsa la storia della sanità nella nostra città con gli interventi di storici e medici quali Carlo Baja Guarienti, Donatella Lippi, Danillo Morini e Italo Portioli.
 
Ma cosa fece esattamente Massimiliano II? Permise di creare anche a Reggio Emilia dottori in Medicina che oltre a professare avessero la facoltà di insegnare. Reggio in quel momento era una città di 13mila abitanti che godeva di stabilità politica ed economica e dove gli Estensi erano incontrastati signori. Grazie dunque alla vitalità e all’attivismo del Collegio dei medici da una parte e alle larghe vedute di un imperatore dall’altra Reggio Emilia ottenne le lauree in Medicina.
Ma facciamo un passo indietro perché dai primi ospizi dedicati soltanto ai poveri dell'alto medioevo fino all'IRCCS, il massimo riconoscimento per un ospedale ottenuto da Reggio per la sua eccellenza nel campo della ricerca oncologica, il passo non è affatto breve. Alla giornata di studi a Palazzo Rocca Saporiti ha partecipato anche il dottor Corrado Debbi,  medico del Santa Maria Nuova e appassionato di storia locale il quale ha ripercorso con dovizia di particolari le vicende degli ospedali a Reggio dalla loro nascita ai tempi moderni. A lui abbiamo domandato di soffermarsi sulle tappe più importanti di questo percorso.
 
Dottor Debbi in quali anni la salute dei Reggiani diventa una cosa di interesse pubblico?
Nel Medioevo gli ospedali erano più che altro dei ricoveri per viandanti nulla tenenti. Quando andava bene la terapia era un bicchiere di vino con un piatto di minestra.  Dobbiamo risalire alla seconda metà del ‘300 per avere un salto di qualità. Prima esistevano solo piccoli ospedali da 3 o 4 posti letto, che servivano per i poveri e per qualche malato. Erano luoghi dove i poveri potevano andare a dormire. I ricchi avevano la possibilità di curarsi con le proprie risorse. Fu Pinotto Pinotti a segnare un cambiamento epocale perché mise 2 medici e 20 letti, che per allora erano tanti. Segretario dei Visconti di Milano che nel 1371 comprarono Reggio da Feltrino Gonzaga, Pinotti era ricchissimo di suo e sapeva di legge. Fu lui a porre le basi per un ospedale in chiave un po’ più moderna. Comprò tutto il quartiere di Borgo Santa Croce compresi la chiesa di Santa Maria e l' ospedale attiguo. Vi fece un convento che diede ai Carmelitani.
 
Chi manteneva questo ospedale?
Pinotti organizzò una rendita fondiaria a disposizione di quello che già allora si chiamava Santa Maria. Ci mise anche una gestione amministrativa buona con personale sia religioso che civile e in rappresentanza dei notai e degli avvocati. Questa era una grande novità, perché fino a quel momento la sanità era una questione dei religiosi.
 
La scienza medica a quell'epoca a che punto era?
Al passaggio dalla pura e semplice carità all' assistenza vera. Avere due medici non era cosa da poco perché in tutta Reggio ce ne saranno stati 3 o 4. A Reggio si diventava medici come allievi di un maestro che faceva lezione teorica in studio e se li portava dietro quando andava a curare. In merito nel campo della formazione Reggio fa un passo avanti, nel 1571, quando viene conferito al Collegio dei medici di Reggio il diritto di laureare. Nel ‘500 si assiste così a un’evoluzione sia strutturale che assistenziale. L’ospedale subisce un rifacimento quasi completo e il numero di letti e del personale aumenta. E’ un momento di grande passaggio, con l' università e i medici laureati.
 
Quando cominciamo ad avvicinarci a una sanità come quella che conosciamo oggi?
Nella seconda metà del 700, con l'Illuminismo e il ducato di Francesco III. L'ospedale non è più un luogo di accoglienza per mendicanti, il Duca riteneva che l'assistenzialismo non facesse altro che creare altri poveri. L’ospedale cessa di essere un “pietoso albergo” . Il duca rifà l' ospedale che è quello che è arrivato fino a noi negli anni '60 del 900. Ci sono i reparti di medicina, chirurgia, ostetricia ecc.. Era comunque riservato al massimo a 60 malati poveri ritenuti curabili, per tutti gli altri c'era la possibilità di usufruire di una specie di medicina di base con assistenza a domicilio.
 
Questo ospedale resiste nella sua struttura muraria fino alla seconda metà del 900, ma quando iniziano a diversificarsi le discipline?
La vera differenza nei reparti si ha dopo la prima guerra mondiale, quando il Santa Maria diventa ospedale di riferimento della zona. Prima c'erano 15 ospedali in provincia dove tutti facevano un po' di chirurgia e di medicina. Invece dopo la grande guerra i reparti da cinque diventano dieci con l'inserimento di specialistiche come oculistica, pediatria. Nel '33 i reparti addirittura raddoppiano.
 
Com' era la situazione negli anni 60, quando si decise che era il momento di cambiare?
In realtà la decisione di trasferire tutto era stata presa molto prima, appunto dopo la prima guerra, perché la popolazione era cresciuta tanto e l'ospedale era troppo vecchio. Il primo progetto era nella zona dove poi è stato fatto il Mirabello, nel 1921. Non se ne fece niente e nel'44 l' ospedale venne bombardato. Per cui rifare tutto diventò impellente. Si fecero accordi con la famiglia Rocca Saporiti che diede una parte di terreno su cui si edificò lo Spallanzani che ospitava i malati tubercolari. Poi si arrivò alla costruzione del Santa Maria Nuova, rimasto come scheletro fino all' inizio degli anni '60. Il nuovo ospedale, come ormai tutti sappiamo, fu inaugurato, infine, il 15 Maggio del 1965.

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