Focus sulla Medicina Nucleare

Diagnostica, terapia e ricerca all'avanguardia: intervista al Direttore Annibale Versari

L'equipe della Medicina Nucleare - clicca sull'immagine per ingrandirla
Nel 2014 i professionisti dell’ASMN IRCCS hanno prodotto, in totale, oltre 400 pubblicazioni scientifiche, con un incremento del 160% rispetto al 2011, anno di riconoscimento dell’IRCCS in Tecnologie Avanzate e Modelli Assistenziali in Oncologia. Una delle strutture che ha avuto il più significativo aumento delle pubblicazioni scientifiche negli ultimi anni è la S.C. di Medicina Nucleare, passata dalle 5 pubblicazioni scientifiche del 2011 alle 26 del 2014. Un incremento dovuto innanzitutto a una rinnovata attenzione alla parte di ricerca.
“Nel corso degli anni abbiamo raccolto una casistica eccezionale – osserva Annibale Versari, dal 2012 Direttore della S.C. di Medicina Nucleare – Con l’arrivo dell’IRCCS abbiamo avuto la disponibilità di un medico dedicato prevalentemente alla ricerca, che ha potuto attingere ai nostri archivi e pubblicare i risultati degli studi in parte già completati prima del suo arrivo”
 
“La ricerca migliora l’assistenza”
In questo, il vantaggio della Medicina Nucleare rispetto ad altre strutture è la sua predisposizione storica all’attività di ricerca: “Se si vuole fare diagnostica e terapia innovativa è necessario partecipare agli studi clinici: i radiofarmaci hanno sempre lunghissimi tempi di controllo e approvazione, dunque i farmaci migliori sono spesso ancora in sperimentazione a distanza di molti anni, con tutto ciò che consegue (stesura dei protocolli, approvazione del Comitato Etico, tenuta della documentazione, ecc)– dice il dott. Versari – La ricerca offre l’opportunità di fornire al paziente la migliore prestazione possibile, quindi il maggior impegno legato alle procedure sperimentali è pienamente giustificato”.
 
Gli studi clinici attivi sulle patologie oncologiche
I finanziamenti per la ricerca hanno consentito alla struttura di dotarsi di una nuova figura, quella del data manager, fondamentale a fronte dell’aumento del numero di studi clinici attivi, che attualmente sono dieci. “In particolare, dal 2007 si sono susseguiti vari studi – dice – relativi a una terapia innovativa che impiega gli analoghi della somatostatina radiomarcati per la diagnosi e il trattamento dei tumori neuroendocrini. Si tratta di studi non sponsorizzati, con un alto indice di attrazione: l’80% dei pazienti viene da fuori provincia e, di questi, il 60% da fuori regione”. Nell’ambito di questi studi vengono trattati sei pazienti alla settimana.
Per questo e per altri studi, condizione indispensabile è l’utilizzo della tomografia a emissione di positroni (PET): la prima apparecchiatura, solo PET, è stata acquistata nel 2000, e sostituita da una PET/CT nel 2006. “La PET diventa sempre più centrale nella nostra attività – spiega Versari . Ogni anno infatti si riducono in parte le prestazioni diagnostiche tradizionali, sebbene restino ancora numerose, mentre aumentano le richieste e il numero di indagini PET. Anche le opportunità di fare ricerca si sono moltiplicate con l’arrivo della PET, in particolare nello studio dei linfomi, in collaborazione con la S.C. di Ematologia”.
I tumori neuroendocrini sono patologie rare, per le quali non c’è interesse dell’industria farmaceutica a finanziare gli studi clinici. In realtà però negli ultimi anni la Medicina Nucleare ha sviluppato applicazioni sempre più diffuse anche per i tumori più comuni: “Tra i trials attivi ce ne sono tre sponsorizzati dall’industria per il trattamento delle metastasi scheletriche da carcinoma mammario e prostatico tramite radiofarmaci emettitori di particelle alfa”, dice Versari.
Inoltre, è appena stato approvato dal Comitato Etico uno studio di fase 1 su un radiofarmaco innovativo, un anticorpo monoclonale usato per il trattamento di alcuni tumori che esprimono l’antigene tenascina. “Gli studi di fase 1 sono estremamente complicati e impegnativi per la struttura, ma sono anche una sfida e un’ opportunità che, in accordo con la Direzione Scientifica e la Direzione Sanitaria, vogliamo offrire ai nostri pazienti” dice Versari.
 
Gli altri studi clinici e la ricerca della Radiofarmacia
L’attività di ricerca clinica della Medicina Nucleare non riguarda soltanto le patologie oncologiche. Negli ultimi anni infatti si è sviluppata una solida collaborazione con la S.C. di Reumatologia, per l’utilizzo della PET per lo studio delle patologie infiammatorie, a cominciare dalle vasculiti, settore in cui il Santa Maria è ospedale di riferimento a livello internazionale.
Importante è anche l’attività di ricerca di base condotta dal gruppo di Radiofarmacia guidato dal dott. Mattia Asti. “Avere al nostro interno tutte le fasi della ricerca, dal laboratorio agli studi clinici di fase 1, 2 e 3 è per noi motivo di grande orgoglio”, conclude Versari.
Naturalmente, tutte le attività della Medicina Nucleare, sia assistenziali che di ricerca, trovano un supporto indispensabile nella collaborazione con la S.C. di Fisica Medica.
 
I numeri della Medicina Nucleare
 
Il team: 7 medici (+ direttore), 6 infermieri (+ coordinatore), 8 tecnici di radiologia medica (+ coordinatore), 2 data manager, 5 ausiliari, 2 amministrativi
La Radiofarmacia: 2 chimici, 1 farmacista, 1 biologo, 1 tecnico di radiologia medica
Posti letto: 8 (16 pazienti trattati a settimana, suddivisi in 2 turni )
Ricoveri: 650 all’anno
Prestazioni (anno 2014): circa 10 mila complessive, di cui
  • diagnostica tradizionale (gamma camera a piccolo campo, SPECT, SPECT/CT): 50%
  • diagnostica PET: 30%
  • terapia: 8%
  • visite: 7%