Come l’arte coinvolge il cervello: un punto di vista insolito sulle interazioni neuronali

Scienza, emozioni e creatività nell’evento ECM tenutosi a Reggio Emilia nella prestigiosa sede della Collezione Maramotti
 

Clicca sull'immagine del depliant per aprire il programma dell'eventodi Gilberto Boselli
 
 
Arte è cervello.Con le scarpe di Van Gogh a spasso nelle neuroscienze e nella neuroestetica, questo il titolo dell’evento formativo accreditato ECM svoltosi a Reggio Emilia, nella prestigiosa sede della Collezione Maramotti, il 12 Giugno scorso.
 
Percepire. Esistere. Conoscere . Ri-conoscere. Imparare. Ricordare. Amare…. di tutto questo è fatto il cervello umano, l' oggetto fisico più complesso del mondo vivente.
Se lo si affronta di petto si rischia un totale fallimento. Circa cento miliardi di neuroni, un milione di miliardi di sinapsi, un numero di combinazioni pari a tutte le cariche positive dell'universo operanti alla velocità di alcuni millesimi di secondo. Con la biologia molecolare da un lato, le scienze cognitive dall'altro e un approccio di largo respiro gli scienziati vanno oltre i propri confini di studio e le culture di provenienza.
Dare un’idea di questo orizzonte era l’obiettivo del seminario che ha visto al centro la interessante lezione magistrale del neuro scienziato Luca Francesco Ticini docente nella università inglese di Manchester e Presidente della Società Italiana di Neuroestetica ^Semir Zeki^.
 
Si è andati superando il conflitto fra natura e cultura. L'involucro genetico-ereditario include la risposta epigenetica all'ambiente culturale. L'eccezionalità delle storie dei popoli e delle storie dei singoli individui si materializza sottoforma di tracce neuronali.
L’opera d’arte sia essa pittura, scultura,  musica,  letteratura, espressione di un prodotto cerebrale estremamente sofisticato, presta il suo messaggio neurobiologico agli studiosi più lungimiranti.
Metodi di visualizzazione strumentale come fMRI, fEEG, TMS, PET hanno aperto la strada a nuove indagini sulla relazione fra stato mentale e attività fisica nel cervello umano.
L’arte è un formidabile stimolo estetico (da aisthesis: percezione multimodale) in grado di toccare profondamente archetipi cerebrali quali la costanza e il rapporto cromatico, l’ambiguità, l’unità, l’astrazione, il bello e il sublime, la ricompensa, i concetti sintetici, l’empatia.
A volte è disperazione struggente il non poter esprime l’idea artistica come nell’incompiuto di Michelangelo, a volte è la magia del non detto di Cesanne. Spesso è l’amore. Amore sacro e profano, talmente potente in tutte le culture e in tutti i periodi da poter essere considerato neurobiologicamente fondante. Da Omero ai poeti Sufi, da Dante a Wagner, da Mann a Prevert.
A volte è un tramonto, la sofferenza, un colore, una musica, il volto del nostro bambino, il ricordo di un bacio. Changeux li definirebbe  “oggetti neuro-storici“.
Riprendo un pensiero di Anselm Kiefer uno dei massimi esponenti europei di arte contemporanea che dice: “ogni giorno ricomincio a dare forma al mondo, al mio mondo. Dandogli forma gli do un senso. A questo serve l‘arte; mi fa trovare un senso nella vita….e non potrei vivere senza. E’ un senso che non è nella Storia, è solamente nelle storie che racconto, che tutti noi raccontiamo. Lo creiamo noi e non è un senso definitivo ma solamente quello necessario affinché il Cosmo, nei racconti e nei respiri dell’arte, si faccia mondo, territorio, tempo, rifugio, casa, noi, io”.
La splendida ospitalità offerta dalla Collezione Maramotti ha permesso l’incontro “in diretta” tra la notevolissima qualità delle opere esposte, opportunamente commentate dallo staff che ha guidato gli ospiti nella visita, e la teoria alla base dell’evento.
La lectio del dott Luca Francesco Ticini ha introdotto aspetti innovativi nel campo delle neuroscienze volgendo l’attenzione agli sviluppi della neuroestetica. Un approccio mentale aperto fra arte e scienza, fra percezione e conoscenza, fra creatività e sinestesia (syn – aisthanestai = percepire insieme) si rivela foriero di notevoli potenzialità nello studio del cervello. In sostanza la proposta di nuove vie di ricerca per dare risposte a vecchissime domande inevase.
Credo possiamo convenire sul fatto che non c’è un modo corretto di godere di un opera d’arte, sempre che si possa definire l’arte. Nessuno di noi può prevedere con che cosa, da un simile incontro, farà ritorno a casa. La meraviglia è l’inizio del sapere e allorché cessiamo di meravigliarci corriamo il rischio di cessare di sapere.
 
Gilberto Boselli
Responsabile coordinamento della rete interaziendale di
chirurgia vascolare ed endovascolare
S.C. Chirurgia Vascolare
Arcispedale S. Maria Nuova IRCCS
 
 
Note bibliografiche:

www.lucaticini.com 
 
letture consigliate:
  • Splendori e miserie del cervello - Semir Zeki, Codice edizioni
  • Il bello, il buono, il vero - Jean Pierre Changeux, Cortina edizioni
  • Connessioni inattese: crossing tra arte e scienza - AA vari, G. Politi editore
  • Nanoart. Seeing the invisible - Stefano Raimondi, ed. Skira Milano