Emergenze emorragiche, per affrontarle servono aggiornamento costante, tecnologia e gioco di squadra

Parla Baricchi, direttore della Medicina Trasfusionale 

PlasmaforumPer salvare un paziente che perde moltissimo sangue in poco tempo è fondamentale un intervento puntuale, tempestivo, appropriato. In provincia di Reggio Emilia le emergenze emorragiche importanti (massive) negli ultimi anni oscillano tra i 60 e i 70 casi all’anno. In questo dato si comprendono emorragie provocate da traumi o incidenti, da complicanze post-partum, da episodi acuti in pazienti in corso di trattamento con farmaci anticoagulanti, ma anche da rottura di aneurismi di grossi vasi e altre patologie di varia natura. 
 
A fronte della consistenza numerica dei casi interessati è fondamentale l’aggiornamento costante dei professionisti chiamati a intervenire a vario titolo, il coordinamento tra i medici coinvolti contemporaneamente e l’adeguamento continuo, nonché il corretto utilizzo della tecnologia a disposizione. Questi sono i tre temi da sviluppare nei prossimi anni, scaturiti dal “Plasmaforum” che s’è svolto a Palazzo Rocca Saporiti il 17 settembre scorso. L’evento, che ha visto riuniti professionisti di varie discipline coinvolti nella gestione dell’emergenza emorragica, ha preso le mosse dall’osservazione delle evidenze scientifiche nell’utilizzo di tre farmaci che sono considerati alcune delle “armi” per affrontare le emorragie importanti: il plasma di grado farmaceutico, i concentrati di complesso protrombinico e l’antitrombina III. Si tratta di prodotti plasma derivati che possono essere utilizzati nella gestione clinica quotidiana dei disordini dell’emostasi che ha lo scopo di impedire o fermare la perdita di sangue dai vasi.
 
La discussione su casi clinici reali ha visto l’interazione tra medici di provata autorevolezza. Il focus è stato posto sulla possibilità di trasferire nella pratica clinica quotidiana i dati osservati, su quale tipo di organizzazione serva per adottare l’utilizzo di plasma derivati, ma anche sull’interazione tra medici appartenenti a differenti discipline.

In un momento in cui si ricerca sempre più la “terapia giusta, nel paziente giusto, effettuata nel momento giusto” l’obiettivo principe dell’appuntamento formativo è stato chiedersi come fare affinché l’approccio multidisciplinare a queste problematiche si rafforzi e diventi patrimonio formativo di tutti i professionisti coinvolti. “E’ fondamentale soffermarsi su questo punto” spiega il dottor Roberto Baricchi, direttore della struttura complessa di Medicina Trasfusionale dell’Azienda ospedaliera Irccs Santa Maria Nuova  e  responsabile  scientifico del corso. “La cosa più difficile su questi temi è fare lavorare in sincronia una squadra. La complessità deriva dal fatto che bisogna lavorare insieme, che ognuno ha un compito preciso e che ci deve essere un team leader dotato di alta professionalità, esperienza e capacità”.
 
Tra le aree su cui occorrerà impegnarsi a partire dall’esito dei lavori del convegno ne sono state individuate principalmente tre: Aggiornamento, Tecnologia e Gioco di squadra.
“Anzitutto” continua Roberto Baricchi “occorre tenere attentamente monitorata la letteratura sull’utilizzo dei plasma derivati. Questo stante il fatto che in materia di evidenze scientifiche di grado A (ossia tramite studi randomizzati) non ce ne sono e quindi risulta fondamentale monitorare da quale parte si orientano gli studi basati sull’Osservazione per potere poi “ammodernare” le Linee guida. In secondo luogo bisogna adeguare le tecnologie al bisogno, ad esempio implementando la fruizione della strumentazione cosiddetta Bed side, (dall’inglese: vicino al letto del paziente). Abbiamo un laboratorio che funziona bene, ma ciò non toglie che si possa aumentare l’utilizzo dei Point of care (Poc) vale a dire di macchine, comandate a distanza da professionisti, che permettono di elargire esiti fondamentali e in maniera tempestiva sui campioni di sangue senza spostare provette da una parte all’altra dell’ospedale. Ciò comporta che le decisioni diagnostiche e terapeutiche e le ulteriori analisi da effettuare siano eseguite con una maggiore immediatezza. Infine – conclude Baricchi – sottolineando quanto questa sia un’esigenza sentita da altri esperti, è necessario che nel prossimo aggiornamento delle Linee Guida sulla gestione dell'emorragia massiva, si codifichi la squadra, vale a dire che si dettagli meglio chi fa che cosa”. 
Su questi temi il Cobus interaziendale (Comitato per il buon uso del sangue) che presidia sull’appropriatezza e la sicurezza della terapia trasfusionale  studierà le azioni da intraprendere. 
 
Brochure