Infezione HIV: gli obiettivi dell’Organizzazione Mondiale della Sanità

Per i prossimi dieci anni il target è l’equazione: 90 + 90 + 90 = 0 + 0 + 0 

World AIDS DayUna equazione riassume gli ambiziosi obiettivi dell’Organizzazione Mondiale della Sanità per il decennio a venire. 
L’auspicio è di arrivare, a livello mondiale, a fare la diagnosi al 90% delle persone affette da HIV, inserire il 90% di queste in un percorso di cura, portare il 90% di queste ad avere - grazie alla assunzione regolare della terapia - viremia non rilevabile (HIV RNA negativo). 
Le attuali terapie farmacologiche consentono, se assunte con regolarità, di negativizzare la carica virale di HIV nel sangue e ricostituire il sistema immunitario portandolo il più vicino possibile alla precedente normalità. Questo equivale ad aprire la possibilità di vivere molto a lungo avendo la stessa attesa di vita delle persone senza HIV. 
Non solo. Chi ha persistentemente negativizzato la carica virale nel sangue può concepire senza trasmettere l’infezione al nascituro e perde quasi completamente la contagiosità anche se pratica sesso non protetto. Alla base di questi risultati, oltre ai farmaci, vi è l’educazione e responsabilizzazione della persona affetta da HIV perché tuteli al massimo se stessa e le altre persone.  
La condizione affinché tutto questo sia possibile risiede, innanzitutto, in una diagnosi quanto più precoce nella stragrande maggioranza delle persone con HIV ancora non nota. 
Purtroppo questo ancora non accade nel nostro Paese e nella nostra Regione. Il 50% delle nuove diagnosi avvengono in persone con infezione acquisita da molti anni, con conseguente grave deficit immunitario o addirittura situazioni di AIDS conclamato. 
Ad oggi il test per HIV viene effettuato raramente e meno del dovuto. Accade che persone con diagnosi tardiva di HIV abbiano avuto contatti con il sistema sanitario negli anni precedenti per condizioni cliniche o problematiche che già prima avrebbero dovuto portare a effettuare il test. 
Elenco di seguito alcune manifestazioni che devono rappresentare un richiamo di attenzione: qualsiasi infezione sessualmente trasmessa, calo dei globuli bianchi o piastrine, ipergammaglobulinemia, linfoadenopatia periferica, candidosi orale o vaginale ricorrente, dermatite seborroica estesa o ricorrente, polmoniti ricorrenti, herpes zoster in persona con meno di 65 anni, neuropatia periferica ecc. Il test va effettuato, inoltre, da coppie che desiderano concepire o che siano all’inizio della gravidanza e prima di iniziare un trattamento immunosoppressivo o chemioterapico. 
In tutti i casi il medico deve chiedere il consenso della persona da sottoporre al test. 
Se arriveremo il più vicino possibile al 90+90+90, si realizzerà l’obiettivo di 0 nuovi contagi, 0 nuovi casi di AIDS conclamato. Ma rimane l’ultima condizione: quella del terzo 0. Vale a dire eliminare la discriminazione, lo stigma, la colpa per le persone con HV. 
Sinché rimarrà il pregiudizio non ci sarà diagnosi precoce. È inevitabile, infatti, che chi ha timore di avere contratto l’infezione non esegua il test mentre i medici che dovrebbero proporlo si astengano dal farlo ritenendo si tratti di una eventualità collegata a una certa fascia di persone e non a tutte. 
Dopo la diagnosi, inoltre, una parte delle persone affette rifiuterà o abbandonerà le cure, con tutte le conseguenze negative del caso.
E’ dimostrato che, attualmente, buona parte degli episodi di discriminazione e mancata tutela della privacy avvengono nelle strutture sanitarie che dovrebbero essere, per contro, quelle più sensibili a questi aspetti. 
Abbandonare il pregiudizio consentirebbe di utilizzare gli attuali strumenti di diagnosi e terapia in una alleanza tra prevenzione e cura che investe le attuali e le future generazioni. 
Ed è per potere fare di più e di meglio in questo ambito che anche quest’anno, come ogni anno, organizziamo nei giorni intorno al 1° dicembre una serie di iniziative che richiamano fortemente l’attenzione, per ricordare che tutti siamo potenzialmente a rischio.
Buon primo di dicembre a tutti. 
 
di Enrico Barchi 
Responsabile S.S. Gestione trattamento del paziente con infezione HIV