L’ictus al femminile: informazione e prevenzione in occasione della giornata mondiale

Lo slogan di quest’anno è “sono donna, l’ictus mi colpisce”: domenica 29 novembre controlli gratuiti ai Poliambulatori  

Giornata di Prevenzione contro l'Ictus CerebraleIl 29 ottobre è stata la giornata mondiale dell’ictus (WORLD STROKE DAY), ricorrenza promossa dalla World Stroke Organization (WSO) a partire dal 2006 e punto di partenza per una serie di iniziative di sensibilizzazione della popolazione nelle nazioni grazie anche alle associazioni aderenti alla WSO.
Obiettivo della iniziativa è sottolineare la gravità dell’ictus e la sua elevata prevalenza e incidenza nella popolazione, quindi aumentare la consapevolezza sulla possibilità di prevenire assicurando migliore assistenza e supporto a favore dei sopravvissuti. Anche il Santa Maria Nuova e i suoi neurologi aderiscono a questa iniziativa, della quale, a livello locale, è promotore la sezione reggiana di A.L.I.Ce. (Associazione per la Lotta all’Ictus Cerebrale) nella giornata del 29 novembre. 
Quest’anno torna il tema di genere con lo slogan: sono donna, l’ictus mi colpisce (“I am woman: stroke affects me”). 
La scelta è emblematica della consapevolezza di quanto siano sottostimati il rischio di ictus e di altre patologie vascolari nel genere femminile. È significativa in quanto pone l’accento sulle differenze genere-correlate della malattia cerebrovascolare: dalle cause al decorso alle possibilità di accesso al trattamento e all’efficacia dell’intero percorso di cura e di assistenza. 
Può essere utile sintetizzare alcuni dei dati evidenziati dalla campagna informativa della WSO per rendersi conto dell’impatto della malattia nella popolazione femminile e, contemporaneamente, avere la misura di quanto alcuni aspetti genere-correlati siano trascurati nelle coscienze e nel percorso assistenziale.
 
Mortalità: nelle donne colpite da ictus è superiore rispetto a quella degli uomini; 6 su 10 decessi in persone colpite da ictus acuto si verificano infatti nelle donne, in parte condizionati anche dalla maggiore rappresentazione della popolazione femminile nelle fasce di età più avanzate, dove l’ictus è più frequente e spesso mediamente più grave. 
 
Fattori di rischio: la maggior parte di quelli noti colpiscono con più frequenza la popolazione femminile o sono genere-specifici: una su cinque donne è a rischio di ictus versus uno su sei uomini. Significativa influenza hanno, inoltre, i fattori di rischio genere-specifici: la gravidanza, la preeclampsia, l’uso di contraccettivi orali (soprattutto nelle donne affette da ipertensione arteriosa) o di terapia ormonale sostitutiva post-menopausale, variazioni ormonali fisiologiche e diabete gestazionale. 
 
Rischio vascolare: colpisce le donne in maniera importante. Sono più frequenti nelle donne condizioni rare come la trombosi venosa cerebrale e l’emorragia subaracnoidea; il diabete, l’emicrania con aura visiva, la fibrillazione atriale, la depressione e l’ipertensione arteriosa hanno una distribuzione nella popolazione sbilanciata per genere, con una maggiore prevalenza nelle donne. La fibrillazione atriale inoltre si associa ad un maggior rischio embolico nella popolazione femminile. 
  
Età: le donne di età superiore a 85 anni hanno il più elevato tasso di incidenza di ictus rispetto a qualunque altro sottogruppo identificato con altre variabili demografiche. 
 
Outcome: le donne con ictus tendono ad avere un outcome peggiore rispetto agli uomini, con un maggiore declino delle funzioni cognitive, una maggiore probabilità di istituzionalizzazione ed un più elevato rischio di depressione post-ictus. Le donne con ictus non ricevono una assistenza di pari adeguatezza ai loro bisogni di salute rispetto agli uomini con ictus. 
 
Ruolo di caregiver: le donne sono molto spesso accanto a pazienti colpiti da ictus, ovvero su di loro ricade il peso dell’assistenza quotidiana, anche in famiglia, alle persone con disabilità residua post-ictus. E’ dimostrato che questo ha un impatto negativo sul benessere psicofisico delle donne e aumenta il loro rischio di ictus in virtù della combinazione di un aumento della depressione e di una minore attenzione ai loro stessi fattori di rischio rispetto a quelli del familiare che assistono. 
 
Condizione familiare: le donne, in particolare nelle età più avanzate della vita, hanno una maggiore probabilità di vivere da sole e di essere vedove prima di andare incontro all’ictus; sono pertanto istituzionalizzate con maggiore probabilità rispetto agli uomini dopo l’evento acuto e hanno un minor recupero rispetto a loro. 
 
Educazione: c’è un gap di genere nell’educazione sull’ictus; sebbene le donne tendano a essere più consapevoli dei segni e del trattamento dell’ictus, arrivano in ospedale più tardi rispetto agli uomini dopo l’esordio dei sintomi di un ictus e tendono a essere meno consapevoli della finestra di tempo delle 4.5 ore. Questo determina un minore accesso delle donne al trattamento fibrinolitico, nonostante una pari efficacia del trattamento rispetto agli uomini. 
 
Gestione terapeutica: differenze di trattamento fra popolazione maschile e popolazione femminile si rilevano allo stesso modo nella gestione terapeutica dei fattori di rischio; a livello europeo-occidentale i dati mostrano che le donne con fibrillazione atriale hanno una minore probabilità di ricevere una terapia anticoagulante rispetto agli uomini, nonostante un maggior rischio cardioembolico; analoghe differenze si riscontrano sia nella prescrizione di statine e farmaci antiipertensivi sia nel raggiungimento del target con queste terapie. 
 
Risposte ai trattamenti: le caratteristiche del genere femminile condizionano la risposta ad alcuni trattamenti; si rileva, in particolare nella terapia antitrombotica, ad esempio, le peculiarità biochimiche delle piastrine influiscono sulla efficacia della terapia antiaggregante, mentre in caso di trattamento anticoagulante orale con antagonisti della vitamina K è molto minore il tempo trascorso in range terapeutico dalle donne e pertanto è minore l’efficacia preventiva; la differenza si annulla con l‘utilizzo di anticoagulanti orali diretti. 
  
Proprio perché l’ictus rappresenta una condizione almeno in parte prevenibile attraverso modifiche dello stile di vita è fondamentale la diffusione della informazione specifica per creare o aumentare la consapevolezza delle condizioni di rischio vascolare e sollecitare un intervento attivo e informato della persona nella conoscenza di misure di prevenzione realmente attuabili e di un percorso di cura e di assistenza che, nella fase acuta come nel lungo termine, tengano conto delle specificità di genere. 
 
di Maria Luisa Zedde 
Dirigente Medico S.C. Neurologia ASMN-IRCCS 
  
 

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