Un anno di lavoro del TrueBeam in Radioterapia oncologica

Intervista a Cinzia Iotti e Mauro Iori per un primo bilancio sul nuovo acceleratore 

Acceleratore lineare True Beam - clicca sull'immagine per ingrandirlaPrimo evento del calendario di celebrazione del Cinquantenario del Santa Maria Nuova, il 31 gennaio di un anno fa si svolgeva nella Struttura di Radioterapia Oncologica la inaugurazione del nuovo acceleratore lineare per terapia con fotoni TrueBeam STx 2.0
L’apparecchiatura è una delle più avanzate presenti sul mercato mondiale ed è stata la prima ad arrivare in Italia, tra i primi esemplari installati in Europa. Costata 3,6 milioni di euro era stata acquisita grazie al contributo fondamentale della Fondazione Manodori, del Bando in Conto Capitale del Ministero della Salute e di Apro Onlus (già Ascmad Prora).
 
Prodotta dalla californiana Varian Medical System, il TrueBeam ha caratteristiche tecniche ideali per la esecuzione di trattamenti a elevata complessità in cui è necessario somministrare alte dosi di terapia radiante in sedi anatomiche non operabili e difficilmente raggiungibili, risparmiando nel contempo i tessuti sani. Per merito di questa capacità di precisione possono essere erogati trattamenti mirati e altamente concentrati in tempi ridotti e con un numero di sedute sensibilmente inferiore a quanto sino ad ora possibile. Il TrueBeam lavora dal lunedì al venerdì dalle 7 del mattino alle 20 con un’unica pausa quotidiana tra le 14 e le 16.30. In questo intervallo di tempo l’acceleratore è utilizzato dalla Fisica Medica che si occupa delle verifiche dosimetriche pre-cliniche dei trattamenti radianti, dei controlli di qualità sull’unità radiante e dell’introduzione in uso clinico di nuove modalità terapeutiche. La Fisica Medica riveste un importante ruolo di supporto nel processo radioterapico perché attraverso l’utilizzo sistemi di calcolo dedicati studia le migliori soluzioni possibili per soddisfare le prescrizioni cliniche richieste del medico radioterapista.
  
Da febbraio 2015 con il TrueBeam sono stati trattati 288 pazienti per un totale di 319 corsi di terapia. Di questi, 162 (50%) sono stati trattamenti stereotassici (vale a dire da 1 a 5 sedute ad alta dose per frazione). Le neoplasie più frequentemente trattate sono state: toraco-polmonari 76; cerebrali 58; testa collo 32; prostata 28. A queste si aggiungono altre neoplasie primitive e secondarie a varia sede. 
 
Abbiamo tracciato un bilancio di questo primo anno con la dottoressa Cinzia Iotti, direttore della Radioterapia e con il dottor Mauro Iori, direttore della Fisica Medica. 
 

Dottoressa Iotti,  quali sono le più significative novità introdotte dalla nuova tecnologia? 

La macchina si è dimostrata all’altezza delle aspettative: sono stati dissipati i timori che avevamo sulla possibile non adeguatezza rispetto a trattamenti cosiddetti di routine, quindi  più semplici, come ad esempio i post operatori dei tumori alla mammella. Quello di cui parliamo, infatti, è uno strumento portentoso adatto sia per terapie semplici che complesse. La nuova macchina, che si integra perfettamente con le apparecchiature già in dotazione al reparto, ha consentito nell’arco di questi mesi di portare un valore aggiunto che si articola su almeno quattro punti. Il TrueBeam ha permesso di aumentare l’impiego di trattamenti di tipo radio-chirurgico da realizzarsi in poche sedute ad alta dose per frazione anziché in cure che si protraggono per diverse settimane. Grazie alla sua estrema versatilità, abbiamo implementato i trattamenti di pazienti con metastasi oncologiche isolate e abbiamo iniziato a trattare tumori non operabili come quello del fegato (epatocarcinoma). Infine, abbiamo aumentato il numero delle Re-irradiazioni, vale a dire le cure con cui si trattano zone che erano già state trattate. 
  

Quale impatto ha avuto l’utilizzo del TrueBeam sul percorso del paziente, sul lavoro d’equipe e dal punto di vista dei risultati? 

E’ indubbio che i pazienti siano contenti quando sanno che saranno trattati con questa tecnologia perché ne percepiscono l’assoluto pregio innovativo e perché sono stati ridotti in maniera significativa i tempi della singola terapia e il numero delle sedute che compongono il ciclo. Dal punto di vista del personale c’è stata una grandissima disponibilità a imparare e questo nonostante il carico di lavoro di ognuno sia aumentato. Dal punto di vista degli obiettivi raggiunti per la velocità e la precisione con cui si lavora, la soddisfazione è grande. Un esempio? Grazie alla qualità delle immagini abbiamo iniziato a fare trattamenti in cui possiamo modificare la terapia in corso d’opera per adattarci a eventuali cambiamenti della malattia di cui ci accorgiamo nel monitoraggio che si esegue durante i trattamenti. 
 

Dottor Iori quale impegno ha comportato dal punto di vista delle competenze  per la Fisica  medica l’arrivo del nuovo acceleratore? 

La preparazione e la validazione fisico-dosimetrica della macchina che esegue il trattamento è complessa e impegnativa e ha comportato un carico di lavoro molto elevato per il personale tecnico e fisico del nostro servizio. L’impegno e lo sforzo dei fisici medici dedicati alla radioterapia in questi mesi è stato enorme sia in termini di tempo che di formazione. Approfitto della sua domanda per ringraziare lo staff dei Fisici e dei Tecnici che sono stati coinvolti in questo progetto e senza i quali non si sarebbe di certo riusciti ad attivare nei tempi previsti una tale quantità di ‘nuova tecnologia’. L’introduzione della nuova tecnologia ha richiesto l’acquisizione di nuove competenze sia nel campo della fisica delle radiazioni, sia nel settore dell’imaging che della gestione informatizzata dei sistemi gestionali della radioterapia. In particolare, si è lavorato fortemente nell’introduzione in uso clinico di nuovi trattamenti con fasci modulati di tipo rotazionale, definiti comunemente come tecniche di trattamento volumetriche (VMAT), le quali sono state implementate principalmente per la pianificazione di trattamenti radiochirurgici. 
Oggi la Radioterapia ha con la Tomoterapia e l’Acceleratore lineare Linac 600CD (quello già presente) una dotazione tecnologica di tutto rispetto. Anche l’unità Linac 600CD è stata rimodernata nelle sue potenzialità e dotato della migliore tecnologia esistente: aggiornamento del collimatore multi-lamellare. Inoltre è stato completamente aggiornato l’intero sistema informatico del reparto e sono stati introdotti nuovi software per il supporto alle fasi di segmentazione del tumore e pianificazione dosimetrica del trattamento. 
  

Su che cosa ci si sta impegnando maggiormente e quali le prospettive future? 

Da vari mesi è in corso l’implementazione dell’apparecchiatura per quanto riguarda l’ottimizzazione delle procedure per l’effettuazione dei controlli di qualità e delle verifiche dosimetriche pre-cliniche utilizzando nuovi sistemi di misurazione, ricostruzione e valutazione tridimensionale della dose (tecniche di dosimetria in vivo). Successivamente verranno approcciate le tecniche per il controllo del respiro, vale a dire la possibilità della macchina di considerare in modo sempre più preciso i movimenti del bersaglio tumorale causati dalla respirazione del paziente. Infine, siamo pronti per lavorare su diversi progetti sperimentali tra cui quello del Glioblastoma, una delle neoplasie più aggressive del sistema nervoso centrale. Lo studio ha da poco ottenuto l’approvazione del Comitato Etico interaziendale. Il progetto sull’utilizzo della nuova tecnologia per combattere questo tumore maligno cerebrale ha ottenuto un finanziamento di 1.6 milioni di euro dal Ministero della Salute e punta a individuare, con un approccio multidisciplinare, la cura di una neoplasia relativamente rara e resistente a diversi approcci terapeutici fino ad ora sperimentati.