L’Ufficio Stranieri del Santa Maria Nuova: non solo bisogni di salute

Molte le storie di ordinario disagio e qualcuna, ogni tanto, viene seguita anche fuori dall’ospedale 

Nuovi nati stranieri al Santa MariaNel 2014 i pazienti stranieri ricoverati al Santa Maria Nuova sono stati 4mila 513, con un aumento di circa 1.000 unità rispetto al dato di 10 anni fa, e i nuovi nati sono stati 738. 
In 10 mesi del 2015, da gennaio a ottobre, sono stati ricoverati 3.286 stranieri (dato provvisorio). Queste le principali provenienze: Marocco 424, Albania 360, Romania 244, Cina 219, Nigeria 217, Moldavia 189, Ucraina 187, India 168, Ghana 161, Pakistan 145. 
Tante persone, ognuna con una sua storia, cui l’Azienda Ospedaliera Irccs eroga cure e assistenza.
 
Ad occuparsi della gestione amministrativa di degenze ordinarie e prestazioni in day hospital di cittadini comunitari ed extracomunitari che quotidianamente si rivolgono al nostro ospedale è l’Ufficio Stranieri. Afferente alla Direzione medica ospedaliera, è collocato al primo piano dell’edificio principale in viale Risorgimento ed opera in stretta integrazione con gli uffici amministrativi dell’Ausl di Reggio Emilia.
 
È questo il settore cui spetta la verifica della corretta copertura sanitaria dei degenti che non hanno nazionalità italiana. Si tratta di persone che risiedono o lavorano nel nostro territorio, sono di passaggio per un periodo di vacanza, sono richiedenti asilo politico oppure privi di regolare permesso di soggiorno.
Tra i compiti c’è anche la verifica della copertura sanitaria dei degenti di nazionalità italiana che sono residenti all’estero
L’ufficio offre informazione e supporto sulla tipologia di documenti necessari a completare gli iter di accesso e sui diritti e doveri nella fruizione delle prestazioni offerte dal Servizio sanitario nazionale, sia nel caso di ricovero programmato che di prestazione in emergenza-urgenza.
La consulenza è rivolta non solo ai singoli ma anche agli enti pubblici, ai servizi sul territorio e alle associazioni di volontariato più coinvolte.
L’ufficio offre agli operatori sanitari, inoltre, opportunità di formazione sulla materia. I corsi periodici sono rivolti agli oss, agli infermieri e ai medici oltre che al personale amministrativo coinvolto nella gestione dei ricoveri. Durante gli incontri vengono illustrate la normativa e le modalità di gestione dello straniero in base al tipo di prestazione e per ogni figura professionale coinvolta vengono descritti i compiti. 
 
L’Ufficio Stranieri, cui sono assegnati due dipendenti amministrativi, è uno dei settori dell’Ospedale meno conosciuti, sebbene svolga un ruolo essenziale nel gestire procedure amministrative talvolta molto complesse e poco standardizzabili per le quali è di ausilio una conoscenza approfondita della normativa. 
 
Abbiamo incontrato la referente dell’Ufficio Stranieri, Gabriella Blancato
 

Quali sono le caratteristiche dei vostri compiti quotidiani? 

Siamo coinvolti su più fronti perché la maggior parte delle volte abbiamo a che fare con una parte di umanità particolarmente fragile e svantaggiata. Di frequente si presentano pazienti in cui al dolore fisico si associano la solitudine e l’emarginazione sociale.
  

In questa attività può capitare di andare anche oltre il semplice compito burocratico? 

Proprio così. Svolgere queste mansioni richiede, oltre che una buona conoscenza della normativa in materia, un impegno emotivo non da poco. Talvolta ci troviamo nella condizione difficile di dover conciliare la burocrazia con le esigenze di salute e occorre sforzarsi per decifrare richieste e bisogni espressi in altre lingue e mediati da altre culture.
 

Per le lingue e le culture diverse dalla nostra come fate? 

Ci avvaliamo di un servizio di Mediazione linguistico- culturale attraverso cui l’Azienda ospedaliera cerca di favorire la comunicazione fra gli utenti immigrati e il personale. Ogni giorno c’è una presenza fissa che può essere cinese, araba, albanese o russa-ucraina e poi abbiamo a disposizione dei mediatori culturali che possono essere chiamati al bisogno per altre lingue straniere. 
 

Può raccontarci un episodio che ha lasciato un ricordo particolare? 

Uno recente, un bell’esempio di solidarietà e dedizione professionale. 
E’ la storia di A. S., un uomo di 45 anni di nazionalità indiana che, dopo avere perso il lavoro s’era ritrovato a vivere sotto un portico in città, a mangiare quello che un ristoratore di quella via gli offriva per compassione e a dormire coperto da cartoni. Una storia di disperazione come ce ne sono tante che, questa volta, ha avuto un lieto fine anche grazie al nostro impegno. 
Intorno ai primi di novembre abbiamo ricevuto la telefonata da un signore reggiano che chiede come si deve comportare una persona straniera che non abbia il medico di base. Spiega che si sta interessando per un signore indiano senza fissa dimora, sofferente perché ferito al volto in conseguenza di una aggressione, che parla poco l’italiano e non pare avere amici, né parenti. Da questo primo contatto, che poteva rimanere soltanto informativo, è nata una azione di solidarietà che ha convinto l’uomo senza fissa dimora a rivolgersi all’Ambulatorio Stranieri di via Monte San Michele per cure del caso e, soprattutto, ha consentito a noi di risalire al suo ultimo luogo di residenza, una città della Lombardia, riuscendo a metterlo in contatto con una famiglia di conterranei residenti da quelle parti che l’ha accolto in casa, dandogli un tetto e qualcuno su cui fare affidamento. Una storia come tante che, per fortuna, è finita bene.