In ospedale non si può vivere senza le opere d’arte: l’esperienza del CORE

Opere pittoriche, tanta luce e un gatto sornione ad accogliere chi entra: un luogo di cura con caratteristiche nuove

 
Sandro Parmiggiani
 
Tra le migliaia di persone che domenica 12 giugno hanno approfittato delle “porte aperte al CORE” per visitare la nuova struttura ospedaliera, ce n’erano anche varie decine venute, nel pomeriggio, per seguire la visita guidata, condotta da chi scrive, alle opere d’arte che sono andate ad abbellire l’edificio. Questa scelta ha contribuito, assieme alla indubbia qualità strutturale e funzionale del CORE, a sbaragliare una percezione a lungo sembrata essere senso comune: l’ospedale come ambiente disadorno, chiuso in se stesso come un’inaccessibile fortezza – anche perché la luce esterna, fonte e simbolo di vita, nelle vecchie strutture faticava ad entrarvi –; insomma, un luogo in cui, assieme alle sofferenze della malattia, espiare una qualche misteriosa colpa. Eppure, nell’ospedale vivono e soggiornano una pluralità di soggetti: il personale ospedaliero che quotidianamente vi opera, e che nell’attività svolta, spesso sentita come vocazione, ha costruito una parte rilevante della propria identità; i pazienti che, per periodi più o meno prolungati, debbono restarvi; i parenti e gli amici che si recano a visitarli; chi, per una qualche ragione, deve rivolgersi agli operatori sanitari. Dunque, è fondamentale progettare e realizzare un ospedale con la consapevolezza che sia necessario abbellirlo, pur con la doverosa sobrietà, con opere d’arte (dipinti, sculture, fotografie, opere grafiche), fonte continua di pensieri e di arricchimento dell’immaginario, che lo rendano più “familiare”, più a misura di persona, così come avviene nelle abitazioni e in molte aziende.
In tempi di persistenti difficoltà della finanza pubblica, l’abbellimento degli ospedali con opere d’arte è spesso affidato alla pura generosità degli artisti e di privati cittadini, che donino opere in memoria di un loro congiunto: questa è stata l’esperienza al CORE, animata con particolare fervore e passione dal dottor Claudio Pedrazzoli e sostenuta dalla Direzione del Santa Maria Nuova, che ha permesso di raccogliere lavori di vari autori reggiani, con esiti di diverso livello qualitativo – un corpus che si spera possa comunque nel futuro essere arricchito da altre opere.  
Nella visita guidata di domenica 12 giugno il rilevante gruppo di cittadini venuti per scoprire in anteprima le opere d’arte già installate nei cinque piani dell’edificio ha pazientemente seguito il complesso itinerario snodatosi all’interno della struttura, incrociando, e talvolta deviando dal percorso previsto, altri gruppi che si soffermavano invece sugli aspetti impiantistici e sulla configurazione delle stanze di degenza e degli ambulatori medici. Chi, quando il CORE sarà definitivamente aperto e funzionante, avrà occasione di accedervi potrà così vedere le opere che già oggi l’abbelliscono. Verrà accolto, all’ingresso, da un grande, sornione e beneaugurante, gatto in vetroresina di Wal, su cui si è andato ad installare un putto, e da due dipinti di grandi dimensioni, uno di Bruno Olivi ed uno di Alfonso Borghi, entrambi pulsanti di colore. Inoltrandosi a sinistra verso il Reparto di Gastroenterologia ed Endoscopia Digestiva, si passa accanto a un dipinto di Carlo Ferrari e, nello slargo della sala d’attesa, respira silenzio e poesia un grande trittico di Davide Benati. Scendendo nel Salone delle conferenze del piano seminterrato, ecco il dipinto di Giordano Montorsi, e, salendo ai quattro piani superiori, si trovano: al primo piano, ancora due dipinti di grandi dimensioni di Alfonso Borghi, alcune opere di Gino Gandini e Rina Ferri, dipinti di Marino Iotti, Giannino Tamagnini, Remo Tamagnini e Carlo Bazzani, e, nel grande corridoio che congiunge CORE e Santa Maria, opere di Carlo Calzolari, Corrado Tagliati, Iler Melioli, Pietro Mussini – quest’ultima interagente con il passaggio delle persone che vi transitano.
Nel secondo piano, all’interno delle camere sterili, troviamo sei diversi fiori, uno per ciascuna stanza, appositamente realizzati da Davide Benati su specifica richiesta delle infermiere del Reparto, e altre opere, dipinti e fotografie, acquisite direttamente da GR.A.D.E (Alberto Artioli, Alessandro Bartoli, Elis Bassi, Lorenzo Criscuoli, Daniela Lunghini, Marina Manzini, Federica Orlandini, Donatella Violi), il cui ruolo di promozione di questo progetto diventato realtà non può mai essere dimenticato.
Al terzo piano, ricordiamo il dipinto di Carlo Mastronardi (non casualmente collocato accanto al pianoforte che sarà utilizzato per i concerti previsti per i degenti), opere di Nino Squarza, Giovanni Menada, Francesco Fontanesi, Carla Bedini e Alessandra Ariatti (queste ultime di fronte agli scaffali della biblioteca dalla quale i degenti potranno prendere libri per le loro letture).
Completano la nostra ricognizione, nel terzo e nel quarto piano, opere di Cesare Zavattini, Gianni Zambelli, Tiziano Codeluppi, Gianni Ruspaggiari, Vando Fontanesi, Demetrio, Stefano Grasselli, ancora di Gino Gandini, e infine di Silla Davoli. Per il CORE si è dunque pensato anche alle opere d’arte: un messaggio di fiducia e di speranza per la cultura e per l’identità e i diritti di tutte le persone.
 

SANDRO PARMIGGIANI

Nato a Bibbiano (Reggio Emilia) nel 1946, studia in Italia e negli USA. Critico d’arte, collaboratore di quotidiani e riviste (tra le quali, Il Giornale dell’Arte), e autore di testi di presentazione di mostre, è stato, dall’apertura (1997) al 2010, curatore delle attività espositive di Palazzo Magnani a Reggio Emilia, dove ha curato mostre monografiche di pittori, scultori e fotografi di livello internazionale – senza tuttavia dimenticare di valorizzare i protagonisti locali dell’arte. Di recente ha curato, per Palazzo Magnani, la mostra antologica e il catalogo di Don McCullin. Ha insegnato Economia e mercato dell’arte nel corso di Laurea Specialistica in Gestione dei Beni Artistici e Culturali all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano; dal 2010 insegna Sistemi di gestione dell’arte contemporanea nello stesso corso di laurea e nel Master di specializzazione in Museologia