Bioetica: ricerca e formazione

Dal 2016 il Santa Maria Nuova investe anche in questo ambito a supporto dei professionisti 

Ricerca e formazione in ambito bioeticoNel 2016 la Direzione Scientifica del Santa Maria ha aperto una progettualità di ricerca in ambito di bioetica in controtendenza rispetto al panorama italiano nel quale gli aspetti correlati all’etica medica sono spesso considerati parte di una riflessione puramente teorica o di tipo filosofico-giuridico. 
Sempre più spesso a livello internazionale, invece, riflessioni di carattere etico applicate al mondo della salute trovano spazio nelle riviste scientifiche di ambito sanitario. 
L’occasione per esplorare questo nuovo spazio di ricerca è giunta grazie alla collaborazione con Ludovica De Panfilis, Dottore di Ricerca in Bioetica presso l’Università di Bologna, laureata in filosofia con un Master in cure palliative. 
“Fare ricerca in ambito di etica applicata vuol dire interrogarsi su che cosa essa può fare per migliorare la qualità del lavoro degli operatori sanitari – dice la dott.ssa De Panfilis – Per fare questo bisogna reinventare, innanzitutto, il linguaggio dell’etica, che non è più soltanto riflessione filosofica o giuridica, ma diviene strumento operativo”. 
La dott.ssa De Panfilis ha cominciato a frequentare il Santa Maria nell’ambito del suo progetto di dottorato, incentrato sull’Etica della Cura ed Etica della Comunicazione in cure palliative. “Il progetto riguardava gli operatori – spiega la dott.ssa De Panfilis – ed era in particolare una riflessione sulle loro competenze etiche pregresse e sulla programmazione di un intervento formativo volto a dare strumenti operativi in ambito di etica applicata”. 
Molto spesso, infatti, l’etica è esclusa o quasi dal percorso formativo dei professionisti della salute, se non per la partecipazione volontaria a qualche corso specifico. “Il bisogno formativo sui temi etici è molto forte, soprattutto nei professionisti che per il loro ruolo possono incontrare situazioni che pongono dilemmi morali – dice – Quando questo accade, l’operatore si trova di fronte a due scelte di segno opposto, sostenute da ragioni morali entrambe valide”. 
Alcune situazioni tipiche riguardano l’interruzione delle cure, la sedazione terminale, la consulenza genetica e la diagnosi prenatale, quando ad esempio le indicazioni cliniche si scontrano con le convinzioni morali, e in alcuni casi religiose, del paziente o dei suoi familiari. “In questi casi un operatore sprovvisto di strumenti di base per una discussione a livello etico cercherà di riportare il discorso su un piano clinico, rischiando di perdere il contatto con il problema, e allontanando la soluzione. Una formazione e, se serve, una consulenza dal punto di vista etico può aiutare ad affrontare il problema dalla giusta prospettiva”.