Psicofarmaci in età evolutiva: puntare su appropriatezza e multidisciplinarietà

Intervista a Carlo Fusco sulla depressione nei bambini 

Psicofarmaci in età evolutivaL’approccio alla depressione in età evolutiva e l’utilizzo di psicofarmaci è il focus dell’articolo pubblicato lo scorso Giugno sulla autorevole rivista Il Pediatra cui ha collaborato Carlo Fusco, direttore della struttura complessa di Neuropsichiatria Infantile del Santa Maria Nuova. 
Incentrato sulla patologia psichiatrica nel bambino, l’articolo mette in evidenza l’importanza di un approccio multidisciplinare nella cura della Depressione in età evolutiva. L’assunto è che siano necessari interventi sia in ambito familiare che scolastico e sostegno di tipo psicoterapeutico, educativo ed anche farmacologico. Diversi, dunque, gli attori da coinvolgere nel processo terapeutico: famiglia, scuola, pediatra, psicologo e neuropsichiatra infantile. 
 
Incontriamo Carlo Fusco per approfondire il tema. 
  
Da cosa nasce la depressione infantile?
In età evolutiva la prevalenza della depressione é influenzata dal contesto ambientale, dall’età, dal sesso e da altri fattori. I valori oscillano da 0,5-1% in età prescolare fino all’8% in adolescenza con rapporto paritario tra i due sessi fino a 14 anni, per poi raddoppiare nelle femmine. Oggi è possibile anticipare la diagnosi di depressione partendo anche dai 3 anni, in bambini che presentano costantemente appiattimento affettivo, irritabilità, insicurezza, scarsa tolleranza alle frustrazioni e difficoltà di socializzazione” spiega Carlo Fusco. 
  
Quali sono i segnali cui dare attenzione? 
A volte segni fisici possono accompagnare il disturbo dell’umore (crisi asmatiche, alopecia, cefalea, dolori addominali). Anche in età pediatrica la diagnosi di depressione può basarsi su sintomi quali abbassamento del tono dell’umore, calo significativo di interesse nello svolgimento delle attività, anedonia (incapacità di provare soddisfazione) e pensieri negativi persistenti. 
  
Da dove parte un intervento valutativo e terapeutico? 
Il primo intervento consiste nel counseling, vale a dire in un attività di orientamento. Si associa a questa il supporto psico-educativo e psicoterapeutico. 
  
Quando è il caso di optare per l’uso di farmaci? 
In assenza di miglioramento o in caso di episodi depressivi maggiori si può associare alla psicoterapia un trattamento farmacologico. Negli adulti è stato dimostrato che l’efficacia di alcuni farmaci ripristina dal punto di vista anatomico la morfologia di aree cerebrali danneggiate, come per esempio in pazienti affetti da stress post-traumatico e depressione. Si normalizzano inoltre i livelli umorali di BDNF (brain-derivated neurotrophic factor) che contribuisce alla crescita e alla differenziazione di nuovi neuroni e sinpasi nel cervello. 
  
Quali valutazioni ulteriori deve fare lo specialista? 
In età pediatrica é consigliabile introdurre la farmacoterapia in special modo in considerazione della resistenza o indisponibilità alla psicoterapia, della gravità clinica o del rischio di suicidio. I farmaci con cui curare in modo efficace la depressione sono gli inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina (SSRI), quali la fluoxetina a partire dai 6 anni come farmaco di prima scelta e la fluvoxamina e paroxetina di seconda scelta. 
  
Quale esperienza avete con le famiglie? 
La conseguenza temuta più frequente da parte dei familiari è l’aumento della ideazione suicidaria. È importante avvisare la famiglia che gli effetti “positivi” si notano a distanza di mesi e solo dopo circa 1 anno dal raggiungimento dell’obiettivo, è possibile pensare di ridurre il dosaggio. Circa il 90% degli episodi presentano una remissione 1-2 anni dopo l’esordio, il 6-10 % si protraggono. 
   
Quali sono le percentuali di guarigione?
Da un episodio depressivo si guarisce nel 75% dei casi dopo 1 anno e nel 90% dopo 2 anni ma il 40-60% va incontro a una riacutizzazione. Per evitare il rischio di recidiva la terapia deve essere tempestiva e la posologia rispettata in modo scrupoloso. 
  
Co autori dell’articolo sono: il professor Alessandro Zuddas, professore ordinario di Neuropsichiatria infantile alla università di Cagliari; il dottor Maurizio Bonati, responsabile del Laboratorio per la Salute materno-infantile e Direttore del centro d’Informazione del farmaco e la salute dell’Istituto Mario Negri di Milano; la professoressa Liliana Dell’Osso, professore Ordinario e direttore della Scuola di Psichiatria dell’Università di Pisa