I Risultati della prima indagine RN4CAST@Italy a Reggio Emilia

Presentati il 16 Novembre a palazzo Rocca Saporiti 

RN4 CAST@ITIl 16 novembre nella sede di Palazzo Rocca Saporiti, il Direttore delle Professioni Sanitarie, dr.ssa Marina Iemmi, la Prof.ssa Loredana Sasso, professore associato in Scienze Infermieristiche presso il Dipartimento di Scienze della Salute dell’Università di Genova e la Dr.ssa Annamaria Bagnasco, ricercatore in scienze infermieristiche nello stesso ateneo, hanno presentato i risultati dello studio italiano RN4CAST al quale ha partecipato anche la nostra Azienda. 
RN4CAST è il primo studio italiano che indaga gli effetti degli organici infermieristici sugli esiti-clinico-assistenziali attraverso indagini condotte su pazienti, infermieri e sull’analisi dei dati organizzativi aziendali. Dal 2009 al 2010 lo studio é stato condotto in 12 paesi europei (Belgio, Inghilterra, Finlandia, Germania, Grecia, Irlanda, Norvegia, Polonia, Spagna, Svezia, Svizzera e Olanda, Italia esclusa), in 4 Stati americani, Cina e Sud Africa dimostrando come un miglior ambiente di lavoro e un rapporto infermiere-paziente appropriato si traducano in più qualità e sicurezza dell’assistenza. Lo studio é attualmente in fase di realizzazione in Australia. 
Le motivazioni che hanno spinto l’Italia a partecipare alla ricerca sono state l’esigenza di misurare lo staffing basandosi sulla qualità dell’assistenza e sulla sicurezza alle persone assistite, pianificare il bisogno di risorse infermieristiche sulla base di dati scientifici e confrontabili con altre realtàà internazionali, sostenendo i valori del nursing. 
L’obiettivo della ricerca, infatti, è la previsione del fabbisogno di operatori fatta attraverso la valutazione dell’impatto dell’assistenza infermieristica sugli esiti del paziente. Lo studio, osservazionale descrittivo, trasversale e multicentrico è stato condotto in 13 Regioni italiane interessando 40 ospedali, 292 unità operative, 3.716 pazienti e 3.667 infermieri.  Le unità operative prese in esame hanno compreso aree mediche e chirurgiche ad elevata complessità assistenziale e popolate da pazienti cronici multipatologici che tendono a mandare in crisi il sistema attuale. 
L’analisi, costituita da 4 livelli di indagine, indaga aspetti relativi a: staffing (composizione dello staff infermieristico e rapporto infermieri/persone assistite), cure mancate, safety/sicurezza, burn out, ambiente di lavoro, soddisfazione del paziente, qualità delle cure. 
Il primo livello ha richiesto da parte del Direttore della DPS la compilazione di un questionario sulla organizzazione: numero dei posti letto, livello tecnologico, numero di professionisti, capacità formativa, etc. 
Il secondo livello è rappresentato dagli Infermieri stessi che, attraverso la compilazione di una survey online, direttamente gestita all’Università di Genova, ha raccolto altri dati sull’organizzazione, sulla soddisfazione professionale, sull’ambiente lavorativo e sulla qualità dell’assistenza. 
La terza fonte di dati riguarda la consultazione dei database ospedalieri riferiti ai dati di mortalità e ad altri esiti sui pazienti, collegati ai flussi informativi ministeriali. 
La quarta fonte di dati, infine, è rappresentata dai pazienti. In particolare, attraverso la compilazione di un questionario cartaceo con 24 items, tutti i pazienti ricoverati da almeno 24 ore e arruolati, potevano esprimere il loro punto di vista su temi quali la comunicazione tra professionisti, l’informazione durante la somministrazione dei farmaci, la presa in carico, l’attenzione e l’ascolto nei loro confronti. 
La raccolta dati sui pazienti delle Unità Operative partecipanti è stata effettuata da professionisti non appartenenti alla struttura stessa. 
A Reggio Emilia l'indagine è stata realizzata da settembre a dicembre 2015, in 7 diverse strutture (Chirurgia d’urgenza, Chirurgia Vascolare e Toracica, Ginecologia, Ortopedia, Medicina 2 e 3, Lungodegenza e Geriatria) e hanno partecipato 115 infermieri e 118 pazienti. 
L'adesione allo studio sia da parte dei pazienti che dei professionisti nella nostra azienda è stata superiore alla media nazionale. Per quanto riguarda i pazienti il tasso di adesione è del 80.6 % su 78,3 e per gli infermieri, 82,7 % su 81,1. 
Dai risultati emerge che le maggiori attività mancate in Italia riguardano l’ambito relazionale, comunicativo, dell’educazione e progettazione. Nella nostra azienda l'educazione al paziente e la preparazione alla dimissione sembrano invece molto presidiati grazie, verosimilmente, all’inserimento di figure come il case manager. 
Gli infermieri nella nostra azienda peraltro sono più soddisfatti, rispetto alla media nazionale, per alcune variabili quali: l’autonomia professionale, lo status/condizione professionale e per le opportunità di formazione, dove si raggiunge una percentuale superiore all’80 %. 
L'età media degli infermieri italiani è di 41 anni mentre nel nostro Ospedale è di 39 anni. 
Buona la percezione delle cure ricevute da parte delle persone assistite: nella ricerca è emerso che il 65.02% degli intervistati si è dichiarato soddisfatto delle cure e che consiglierebbe l’ospedale a parenti e amici. A Reggio Emilia questa percentuale sale ad oltre il 90 %. Il 74,1 % degli assistiti ha dichiarato di essere stato informato in modo chiaro dagli infermieri, il 77.64% di essere rispettato durante il ricovero e il 75,1 % di essere stato ascoltato nelle richieste. Valori in tutti i casi superiori alla media nazionale. 
Tra le riflessioni conclusive, oltre alla necessità di approfondire e studiare gli l'elementi critici emersi, si conferma molto positivo l'orientamento della Direzione Professioni Sanitarie verso lo sviluppo di modelli organizzativi professionali che rendano maggiormente evidente l’agire degli infermieri mettendo al centro il paziente e la famiglia in modo concreto e flessibile. È il caso della esperienza del Primary Nursing, attualmente in fase di applicazione in diverse strutture aziendali, non solo oncologiche. Questo, come evidenzia la letteratura, migliora anche la soddisfazione del personale, altro fattore che condiziona fortemente sugli esiti positivi per il paziente. 
All’evento ha presenziato la Direzione Generale, Sanitaria e Scientifica che ha commentato positivamente i risultati e si è detta favorevole alla possibilità di una ulteriore collaborazione futura con il team di ricercatori di Genova. La Prof.ssa Sasso, infatti ha concluso la giornata proponendo di continuare lo studio, con un progetto che vede l’implementazione in Italia del modello dei c.d. ospedali magnete. 
Gli ospedali magnete, nati negli anni Ottanta negli USA, sono considerati “un buon posto di lavoro” nel quale gli infermieri lavorano con alto livello di soddisfazione, rimangono più a lungo (riducendo il tasso di turn over), il reclutamento di nuove risorse avviene con facilità e i pazienti ricevono buone cure. 
Le caratteristiche strutturali di tali ospedali sono: leadership infermieristica, autonomia e responsabilità, un modello professionale di assistenza orientato alla presa in carico del paziente, consulenza infermieristica, alta qualità dell’assistenza, presenza di infermieri insegnanti, interdisciplinarietà, immagine positiva della professione infermieristica.  

di Marina Iemmi
Direttore della Direzione Professioni Sanitarie ASMN-IRCCS
e Monica Guberti 
Referente per la ricerca delle professioni sanitarie ASMN-IRCCS