4 - Perche' il DCA si manifesta più facilmente in adolescenza?

Gli adolescenti e i preadolescenti sono più a rischio di sviluppare un DCA perché sono nella fase di costruzione della propria identità e quindi in cerca di modelli identitari con i quali misurarsi e a cui riferirsi.

Siamo in una società che non si preoccupa di proteggere la famiglia, luogo preferenziale in cui costruire le basi per la propria salute psico-fisica e custodire il proprio benessere.

Non sono tutelati i differenti paesaggi culturali come non sono protette e valorizzate le diversità individuali.

Marianna, ragazza di 16 anni, che aveva sviluppato un Anoressia già l’anno precedente all’arrivo al servizio. Marianna viveva con i genitori, in una villetta, dove al piano inferiore abitava la nonna paterna. Amava la natura e i cibi biologici. Frequentava una scuola scelta fondamentalmente dai genitori, che erano due professionisti soddisfatti della loro carriera professionale. La ragazza durante le sedute individuali parlava di quanto volesse assomigliare ad una modella famosa, che la madre diceva fosse risaputo essere anoressica e sembrava non volersi distaccare da quel modello. Dopo un anno di terapia individuale e incontri con i genitori, riuscì a dire, in una seduta di terapia familiare, che lei pativa i momenti di tensione quando i genitori litigavano davanti a lei. Il fatto che non avesse neanche un’amica su cui contare ed il clima emotivo che spesso imperava in classe, dove i suoi compagni erano in competizione tra loro e si mostravano giudicanti. Riuscì a riportare episodi nei quali si era sentita presa in giro da questi ragazzi/e, considerata “scema”, brutta ed incapace. La rivalsa veniva dall’aver conquistato un peso (12 di BMI) che nessuno di loro era in grado di mantenere e che invece l’avvicinava alla sua icona preferita. Il sottopeso diventava l’unica possibilità di sentirsi bene, bella ed invidiata e che le risolveva il problema di crearsi un’identità. Marianna, seppur ammirando i suoi genitori, rifiutava di identificarsi con loro e preferiva identificarsi con una “figura esterna virtuale”, con la quale non aveva nessuna relazione se non attraverso ciò che i media mostravano. I genitori compresero durante la terapia familiare quanto influissero sull’umore della figlia con le loro affermazioni che provocavano il rifiuto e il distacco da parte della figlia.
Quando le famiglie e la comunità, nelle quali i ragazzi nascono e si sviluppano, non sono in grado di assimilare i contenuti culturali e ideologici attuali, le diversità diventano solo un disvalore, mentre l’omogeneizzazione delle identità è l’unico aspetto valorizzato. 

I ragazzi non riescono a percepire quanto valgono se sono se stessi. Si sentiranno soli nella lotta per il riconoscimento della propria identità che è costruita con fatica e dolore, secondo pensieri intelligenti e vissuti originali.

Marco, di 16 anni, era un ragazzo che era stato rifiutato dalla prima ragazza che gli era interessata veramente. La sua famiglia era originaria del sud Italia ed era venuta in Emilia-Romagna per trovare lavoro. Suo padre aveva raggiunto un buon successo lavorativo, mentre la madre si era “accontenta” di un impiego minore alle sue competenze per poter seguire i figli.   I ragazzi avevano faticato ad inserirsi nel nuovo contesto culturale. A tutti mancavano il sole ed il mare, oltre che la famiglia allargata che era rimasta al sud.  L’esperienza del rifiuto era stata dolorosissima, più di ciò che si aspettava. In seguito Marco elaborò una teoria che non confessò a nessuno: se fosse stato più magro, atletico e se avesse avuto la famosa tartaruga sulla pancia sarebbe stato più fortunato con Gaia, forse sarebbe sembrato un ragazzo del nord. Così cominciò a frequentare una palestra assiduamente, iniziò a tralasciare lo studio, la sua alimentazione si fece più semplice e limitata. Il padre goloso era vissuto come debole ed incapace di trattenere i suoi istinti, un inetto. Lui, a differenza, avrebbe dovuto diventare forte e duro. Vedere il peso che calava, fare attività motoria sfrenata, lo galvanizzava, stava raggiungendo il suo obiettivo. Quasi totalmente isolato dagli amici, da leader della sua classe diventò un escluso. Il dolore per il rifiuto ricevuto, lo istigava ad essere arrabbiato con il padre, immagine d’uomo rassegnato che lo vincolava alla contrapposizione e troppo lontano dal modello d’uomo del nord che si era costruito. Voleva essere uguale al modello che si era creato dentro di sé, a costo di vestire panni più stretti. Il padre, da parte sua, faticava ad accettare quello che Marco voleva per sè, ad esempio pensare in futuro di frequentare l’università in un’altra città, perché diceva di vivere solo per i figli. Marco in un primo momento sviluppò un’Anoressia Restrittiva che in seguito evolse in Bulimia.

Il valore della propria diversità è una risorsa prima di tutto per l’individuo, ma anche per il suo piccolo gruppo (famiglia) e per il sociale allargato. Perché ciò avvenga, la società deve maturare alcuni input culturali a difesa di ciò che è originale, in antagonia con il tutto e subito, con l’omogeneità ed il fast life attuale.

Per comunità non si intende un gruppo allargato di persone che vivono separatamente seguendo ognuna le proprie regole e che le adattano a seconda delle proprie esigenze, ma individui che sanno di doversi occupare sempre anche di un benessere comune al quale tutti devono contribuire e che deve essere conservato e mantenuto vivo e in salute, per il quale tutti devono impegnarsi risvegliando la propria coscienza comunitaria di cura.

I DCA in particolare, sono la conseguenza dell’individualismo portato all’estremo che opprime i paesi occidentalizzati in quest’epoca storica.

Come diceva Devereux ogni società ha al suo interno, per come si costituisce, anche le sue conseguenti patologie che derivano da quel preciso contesto culturale.

Ultimo aggiornamento: 12/03/24