TERAPIA CON RADIONUCLIDI DI TUMORI

Introduzione

i peptidi radiomarcati diretti contro specifici recettori espressi in alcune cellule tumorali hanno dimostrato essere un’importante classe di radiofarmaci per la diagnostica e la terapia. L’alta affinità specifica del legame recettore-peptide può essere sfruttata, dopo aver legato al peptide un opportuno radionuclide, usandolo come veicolo per portare la radioattività selettivamente nei tessuti che esprimono tali recettori.
Vari tipi di tumore, classicamente definiti come neuroendocrini (NET), contengono un'alta concentrazione di recettori SSTR2 della somatostatina; accanto ai tumori neuroendocrini, i recettori della somatostatina sono stati identificati anche in tumori del sistema nervoso centrale, della mammella, del polmone, del tessuto linfatico, nei carcinomi midollari o indifferenziati della tiroide. 
Molecole derivate dalla somatostatina permettono di localizzare "in vivo" il tumore primitivo e le sue metastasi mediante 68Ga-DOTA-peptide-PET/CT.
La classe di peptidi analoghi della somatostatina utilizzati con maggior successo negli anni più recenti sono il DOTATOC (DOTA-D-Phe1 -Tyr3-octreotide) e il DOTATATE (DOTA-D-Phe1 -Tyr3-octreotate) che hanno dimostrato avere una altissima affinità per i recettori di tipo 2 e 5. I due peptidi citati sono molto simili sebbene presentino una affinità leggermente differente nei confronti dei recettori 2 e 5. La scelta ad utilizzare uno o l’altro dipende dalla espressione recettoriale della neoplasia, dalle sue dimensioni e dalle proprietà chimiche e fisiche del radionuclide con cui si vuole marcare: per la terapia gli isotopi utilizzati sono l’ 90Y e il 177Lu. 
90Y è un radionuclide emettitore puro con importanti proprietà terapeutiche ed è utilizzato soprattutto in tumori di grandi dimensioni: energia massima dello spettro b: 2.27 MeV; percorso massimo e medio delle particelle b nei tessuti rispettivamente pari a ~ 11 mm e ~ 3 mm e tempo di dimezzamento pari a 2.7 giorni.
177Lu è un radionuclide emettitore di elettroni b- di 0.49 Mev e di fotoni gamma di energia pari a 110 e 210 Kev, con tempo di dimezzamento di 6.7 giorni. E’ stato impiegato con buoni risultati nella terapia di neoplasie meno estese ma più diffuse a causa del percorso massimo delle particelle b nei tessuti di ~ 2 mm ed ha quindi la particolarità di una maggiore efficacia rispetto al 90Y nelle lesioni di piccole dimensioni.

Percorso del Paziente

Il Paziente affetto da NET giunge in Medicina Nucleare inviato dallo Specialista di riferimento (Oncologo, Endocrinologo etc.) per una visita medico-nucleare in cui si farà una prima valutazione delle condizioni generali del Paziente e si valuterà l'eleggibilità al trattamento radiometabolico che viene eseguito nell’ambito di un protocollo sperimentale.
Alla visita medico-nucleare saranno anche spiegate al Paziente e ai familiari presenti le modalità della terapia e le norme di comportamento radio-protezionistiche.

Ricovero

La terapia radiometabolica con analoghi caldi della somatostatina si effettua in regime di ricovero. Per esigenze logistiche del Reparto di Medicina Nucleare, di solito il ricovero sarà di lunedì e la dimissione è di norma prevista per il mercoledì mattina (salvo casi particolari). Tranne la prima seduta terapeutica in cui la dimissione è prevista per il giovedì mattina perché durante tale ricovero viene effettuato uno studio dosimetrico che prevede l’acquisizione di immagini anche in quarta giornata.
Nella prima seduta sarà somministrato 177Lu perchè l’associata emissione gamma del 177Lu può permettere di effettuare valutazioni dosimetriche dei tessuti tumorali e dei tessuti sani per una migliore calibrazione delle dosi successive di radiofarmaco. 
Saranno effettuati da 4 a 6 sedute di terapia a distanza di circa 2 mesi l’una dall’altra.
Per quanto riguarda l’effetto delle radiazioni sui vari organi del paziente, vari studi hanno dimostrato che i reni sono gli organi maggiormente a rischio; la valutazione dosimetrica permette di minimizzare gli effetti collaterali e mantenerli entro limiti accettabili.

Effetti collaterali

Nella letteratura non sono riscontrati effetti collaterali collegati alla biochimica di questi analoghi della somatostatina iniettati in vena.

 

Ultimo aggiornamento: 22/11/21