Biomarcatori in oncologia: diagnosi precoce con un semplice prelievo del sangue

Test sempre meno invasivi per il paziente: al Santa Maria Nuova due studi dedicati 

Biomarcatori in oncologiaIndividuare la malattia appena si manifesta attraverso esami poco invasivi è uno dei fronti sui quali si combatte la lotta contro il cancro. La diagnosi precoce è spesso decisiva per determinare un decorso positivo della malattia.
Alcune neoplasie, tuttavia, sono particolarmente difficili da individuare se non si ricorre ad esami molto invasivi.
Ne è un esempio il tumore della prostata: un valore troppo elevato di PSA (antigene prostatico specifico) rilevato con un semplice prelievo di sangue può far sospettare che ci sia una neoplasia, ma potrebbe essere correlato anche a una patologia benigna, come l’ipertrofia prostatica benigna o la prostatite. Neppure l’esplorazione rettale o l’ecografia transuretrale portano ad una diagnosi definitiva che invece è possibile con un esame un esame invasivo come la biopsia prostatica.
Il Laboratorio di Ricerca Traslazionale del Santa Maria Nuova ha avviato uno studio per l’individuazione di nuovi biomarcatori in grado di “raffinare” le informazioni date dagli indicatori tradizionali. “Il nostro obiettivo non è sostituire il protocollo in uso per la diagnosi del tumore alla prostata, ma integrarlo e renderlo più efficace” spiega il chimico Daniela Farioli, vincitrice di una borsa di studio presso la scuola di dottorato di ricerca “Clinical and Experimental Medicine – XXVIII” all’Università di Modena e Reggio Emilia, che partecipa a questo progetto all’IRCCS-ASMN.
Ma dove cercare i biomarcatori? “Osserveremo l’insieme dei processi metabolici delle cellule - spiega Farioli - Una cellula tumorale ha, infatti, esigenze metaboliche molto superiori a quelle di una cellula normale e quindi un fenotipo metabolico particolare”. Inoltre, come già dimostrato da numerosi altri studi, alcuni dei quali condotti da Adriana Albini, Direttore della S.C. di Ricerca Traslazionale, la malattia neoplastica è spesso correlata agli stati infiammatori: “Valuteremo anche la presenza di citochine e di proteine pro-infiammatorie come possibili marcatori”.
Prende il via in contemporanea anche un progetto supportato dal Ministero della Salute nell’ambito della Ricerca Finalizzata, in collaborazione con la S.C. di Medicina Nucleare diretta da Annibale Versari e con l’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Pisa, che riguarda le cellule tumorali circolanti (CTC): “Nei pazienti sottoposti a prostatectomia la percentuale di recidiva è alta - dice Farioli - In questo progetto si vuole verificare se la presenza di CTC nel sangue di questi pazienti è indicativa di una peggiore prognosi della malattia”.
L’individuazione di biomarcatori è una priorità anche in altri ambiti, come ad esempio nella cardioncologia, cioè nella disciplina che studia quali ricadute hanno i farmaci anticancro sul sistema cardiocircolatorio. “Alcuni dei farmaci più efficaci, come il Trastuzumab usato per combattere il carcinoma mammario, hanno diretta influenza sul funzionamento cardiaco - dice Elena Magnani, biologo in forze al Reparto di Oncologia diretto da Corrado Boni - I pazienti devono essere monitorati sia durante che dopo i trattamenti, anche per molti anni. Sarebbe importantissimo poter individuare dei biomarcatori del rischio cardiologico, per identificare in anticipo i pazienti più a rischio”.