Il 5 Maggio è la Giornata mondiale per l’igiene delle mani: diverse le iniziative negli ospedali del nostro territorio

Richiamare l’importanza di un gesto semplice ma fondamentale nella lotta alle infezioni. L’intuizione del medico ungherese Semmelweis 

Il 5 Maggio è la giornata mondiale per l’igiene delle mani: un semplice gesto come quello di lavarsi le mani ha un ruolo fondamentale nella lotta alle infezioni all’interno delle organizzazioni sanitarie.   
Il Nucleo Operativo Controllo Infezioni  Interaziendale di Reggio Emilia ricorda a tutti gli Operatori Sanitari l’estrema importanza della pratica dell’igiene delle mani e sosterrà con diverse iniziative di sensibilizzazione negli ospedali del nostro territorio la campagna annuale proposta dall’OMS. 
Il tema di quest’anno è Fight antibiotic resistance: it's in your hands”  che, tradotto, significa Combatti la resistenza agli antibiotici: è nelle tue mani
L’appuntamento annuale ricorda il ruolo chiave giocato dall’igiene delle mani, riconosciuta come una delle pratiche centrali per proteggere il paziente dalla trasmissione di infezioni. 
Molti studi hanno dimostrato che, quando l’adesione alla corretta igiene delle mani è elevata, si riduce il rischio di infezioni correlate all’assistenza, comprese quelle da batteri resistenti agli antibiotici, che rappresentano un grave rischio per la salute e in generale uno dei maggiori problemi di salute pubblica. 
 

POINT OF CARE 

Il posto dove si combinano tre elementi: il paziente, l’operatore e l’assistenza e/o il trattamento che implica contatto con il paziente e/o ciò che gli sta intorno (“zona del paziente”). Da tale concetto deriva l’esigenza di effettuare il lavaggio delle mani, nei momenti raccomandati, esattamente dove l’assistenza viene erogata. 
Questo richiede che il prodotto per il lavaggio delle mani (soluzione a base alcolica) sia facilmente accessibile e il più vicino possibile (a portata di mano o, al massimo, entro 2 metri) al punto in cui si effettua l’assistenza al paziente. 
I prodotti disponibili nel “point of care” devono essere accessibili senza lasciare la “zona del paziente”. 
 

ZONA DEL PAZIENTE 

Concetto riferito alla visualizzazione geografica dei momenti chiave per l’igiene delle mani. 
Essa contiene il paziente e l’area circostante e, generalmente, comprende la cute integra del paziente e tutte le superfici che vengono toccate o sono in diretto contatto fisico con il paziente come, ad es., sbarre del letto, comodino, biancheria del letto, linee di infusione e altri dispositivi medici. La “zona del paziente” comprende inoltre superfici frequentemente toccate dall’operatore mentre assiste il paziente come monitors, maniglie, pulsanti e altre superfici di contatto ad “alta frequenza”. 
  

L’igiene delle mani ha una storia da raccontare 

È importante ricordare che l’igiene delle mani ha una storia, e il lungo cammino della ricerca scientifica che è stato tracciato da grandi “eretici” le cui teorie si sono poi rivelate giuste. Quelli che un tempo furono giudicati folli per le loro tesi, sono coloro che poi hanno cambiato il mondo… 
Stiamo parlando delle conclusioni di un giovane medico che contribuirono a salvare la vita a migliaia di donne. “E’ il medico che fa ammalare le pazienti”, fu la conclusione del dottor Ignaz Philipp Semmelweis (Budapest, 1818 - Vienna 1865). 
Questo medico ostetrico ungherese, la cui vicenda ispirò racconti, romanzi, tesi universitarie e anche un libro di Céline, durante il periodo in cui esercitava la professione nella clinica ginecologica di Vienna, capì che l’altissima mortalità per febbre puerperale che si registrava tra le partorienti era dovuta a una infezione trasmessa alle pazienti dalle mani dei medici e degli studenti di medicina che, dalla sala dove praticavano le autopsie, si recavano poi a visitare le gestanti o le puerpere. 
Bastò che Semmelweis imponesse agli studenti una scrupolosa pulizia delle mani e la disinfezione con un antisettico, per far crollare di colpo l’indice di mortalità dovuto a febbre puerperale, nel settore da lui diretto, dal 12,2% allo 0,5%, contro il 33% del reparto viennese diretto dal professor Klein, che all’epoca era ormai tristemente nominato “La Clinica della morte”. Per questo motivo Semmelweis fu soprannominato il “salvatore delle madri”. La sua era un’osservazione empirica ma giusta: a quel tempo infatti i medici e studenti passavano dalla sala delle autopsie alla sala parto senza mai lavarsi le mani. 
Un’intuizione semplice, ma i colleghi la presero come un insulto e un grave affronto. Gli stessi medici esterni e i più grandi professori dell’epoca, anziché incoraggiare il metodo di Semmelveis, lo attaccarono e lo osteggiarono in tutti i modi, obbligandolo a passare il resto della sua vita escluso dalla comunità scientifica. Ormai non poteva più varcare la soglia di un ospedale senza sentirsi insultato o deriso dagli stessi medici e studenti. La pratica di disinfettarsi le mani venne considerata superflua, scomoda e da abbandonare. Perseguitato, il “medico dalle mani pulite” subì ogni sorta di angherie, dalla perdita del posto sino all’internamento in manicomio dove subì anche indicibili umiliazioni e impietose percosse. Così Ferdinando Von Hebra – riferendosi all’incomprensione dei medici verso la scoperta di Semmelweis – disse: “Quando si farà la storia degli errori umani, difficilmente si potranno trovare esempi di tale forza. E si resterà stupiti che uomini competitivi e altamente specializzati, potessero – nella propria scienza – rimanere così ciechi e stupidi”. 
Sono passati molti anni da quell’epoca e i progressi nella sterilizzazione dei materiali e dell’accurata disinfezione delle mani hanno fatto passi da gigante. Ancor più nell’ultimo periodo in tutti gli ospedali è in atto una campagna di sensibilizzazione per gli operatori sanitari e per i visitatori. Nelle stanze di degenza, nelle sale d’attesa, nei corridoi e nelle guardiole, sono affissi cartelli con le precise indicazioni per una corretta igiene delle mani che prevede il lavaggio accurato con acqua e sapone e la disinfezione tramite soluzioni alcoliche per un uso immediato. 
 
di Pasquale Carrillo, Marietta Lorenzani, Pietro Ragni, Laura Cavazzuti, Patrizia Camerlengo 
Gruppo operativo interaziendale controllo rischio infettivo 
 
 
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