Il raggio verde per la chirurgia minivasiva della prostata
Urologia: positivo il primo bilancio sul laser a quasi un anno dalla introduzione a Reggio Emilia della metodica di ablazione mininvasiva
Era l’Aprile 2012 quando, in occasione della presenza dell’illustre urologo spagnolo A. Sanchez, fu utilizzata per la prima volta a Reggio Emilia la tecnica operatoria che impiega il laser per il trattamento dei sintomi della iperplasia prostatica ostruente.
Da allora l’equipe della Struttura di Urologia diretta da Franco Bergamaschi ha sottoposto a questo trattamento circa 50 pazienti, quasi la metà provenienti da fuori Regione, con esiti soddisfacenti.
La metodica avanzata fa parte delle novità introdotte dal dott Bergamaschi, a capo del Reparto di Urologia dal mese di Settembre 2011, nell’ambito della gestione delle patologie prostatiche. Il cancro alla prostata viene trattato oggi attraverso prostatectomia radicale laparoscopica, con tecnica simile a quella robotica, mentre l’iperplasia prostatica benigna viene operata mediante resezione effettuata sia con tecnica bipolare che con vaporizzazione terminale a scopo emostatico.
La tecnica di intervento con laser verde a 180 watts rappresenta, tra tutte, la novità più recente.
Come spiega il dott Bergamaschi: “La nuova metodica Greenlight, messa a punto negli Stati Uniti, sfrutta l’azione di un potente laser al triborato di litio che vaporizza con precisione millimetrica solo l’eccesso di tessuto prostatico, trasformandolo in bollicine di vapore. Il sistema si compone di una console in grado di produrre un raggio laser verde (lunghezza d’onda 532 nm) che viene indirizzato, con l’ausilio di una fibra ottica monouso dedicata, sul sito da trattare. Al termine di ogni trattamento viene allegata alla cartella una scheda contenente un chips nel quale sono registrati fedelmente l’andamento dell’energia e la durata del trattamento. Il laser verde comporta una maggiore sicurezza rispetto a possibilità di sanguinamento, permettendo di trattare in relativa sicurezza anche i pazienti che non possono sospendere farmaci anticoagulanti ed antiaggreganti”.
L’intervento mininvasivo si effettua in anestesia spinale e per via endoscopica, fino ad ottenere una ampio canale con l’ablazione millimetrica di tutta la zona di iperplasia prostatica. Il ricovero è di due giorni al massimo e potrebbe, a breve, divenire un trattamento in regime ambulatoriale da effettuare in anestesia locale.
Non sono necessari lavaggi vescicali, se non di rado, e il paziente deve tenere un piccolo catetere per 12 ore sino ad un massimo di 24, comunque sino alla ripresa spontanea della minzione.
Come spiega il medico: “I pazienti non riferiscono dolore già nell’immediato post-operatorio e il decorso, rispetto all’intervento classico di resezione transuretrale della prostata (TURP), è nettamente favorevole. La maggior parte dei pazienti torna a casa dopo una notte di ricovero e riprende le normali attività in pochi giorni. Grazie alla nuova potenza a 180 watt i pazienti non riferiscono sintomatologia irritativa post-operatoria”
L’utilizzo di una minore quantità di presidi rispetto all’intervento tradizionale (che richiede cateteri speciali, anse di resezione, sacche di lavaggio vescicale) ed il ricovero dopo il trattamento in un setting di degenza breve anziché ordinaria, compensano in parte gli elevati costi di utilizzo del Greenlaser.
Ultimo aggiornamento: 20/02/13