Due studi sulle vasculiti pubblicati su riviste internazionali. Particolare attenzione agli stati infiammatori dei vasi per diagnosi precoci e nuove terapie; l’impegno della Rete delle malattie immunomediate dell’Azienda USL IRCCS di Reggio Emilia

20/12/23

Risultati importanti per la Rete delle Malattie immunomediate della Azienda USL IRCCS di Reggio Emilia che coltiva prestigiose collaborazioni in Italia e all’estero e ha visto pubblicare gli esiti di due studi dedicati alle vasculiti su altrettante riviste scientifiche di riferimento internazionale.

 

La Rete della Malattie Immunomediate
Costituita 5 anni fa all’Arcispedale Santa Maria Nuova di Reggio Emilia e coordinata da Alessandro Zerbini, la rete integra varie strutture che si occupano della diagnosi e terapia delle malattie in cui il sistema immunitario e l’infiammazione rivestono un ruolo chiave. 
La dinamica di rete agevola percorsi condivisi per la diagnosi precoce e la cura innovativa delle più importanti malattie croniche infiammatorie, con l’obiettivo di migliorare la qualità di vita dei pazienti. È facilitato, inoltre, lo sviluppo di progetti di ricerca traslazionale anche grazie al ruolo svolto dall’Unità di Autoimmunità Allergologia e Biotecnologie Innovative di cui è responsabile Alessandro Zerbini, nella sezione dedicata allo studio delle caratteristiche dell’infiammazione, sotto il coordinamento della ricercatrice biologa molecolare Stefania Croci.

 

Le cellule senescenti
Il primo lavoro è stato pubblicato da Annals of Rheumatic Diseases, rivista ufficiale della Società Europea di Reumatologia, ed è frutto della collaborazione tra l’Università di Atene e le Unità di Reumatologia, Autoimmunità Allergologia e Biotecnologie Innovative, Anatomia  Patologica del Santa Maria Nuova.  
Lo studio riguarda l’arterite a cellule giganti, malattia infiammatoria dei grandi vasi, che colpisce prevalentemente soggetti con più di 50 anni di età e che, se non adeguatamente trattata, determina cecità e nel lungo termine aneurismi infiammatori dell’aorta toracica, con incrementato rischio di mortalità. 
Da anni il Santa Maria Nuova è centro di riferimento nazionale e internazionale per questa malattia, con importanti collaborazioni internazionali, tra cui la Mayo Clinic. Gli esiti dello studio mostrano per la prima volta come un tipo particolare di cellule tipiche dell’invecchiamento, dette senescenti, siano più presenti nell’arterite a cellule giganti e siano responsabili sia dell’infiammazione sistemica che di quella della parete dei vasi. In questo studio è stato dimostrato, inoltre, il ruolo di una particolare molecola dell’infiammazione (interleuchina-6) nell’indurre lo sviluppo di cellule senescenti e i conseguenti danni infiammatori. 
Importanti i risvolti terapeutici con lo sviluppo di nuovi farmaci “senolitici” capaci di aggredire in modo specifico queste cellule e quindi in grado di spegnere l’infiammazione e prevenire lo sviluppo di aneurismi infiammatori e cecità. La ricercatrice Stefania Croci ha svolto un ruolo chiave nell’ideazione ed esecuzione dello studio, grazie all’approfondita conoscenza dei meccanismi biologici e molecolari dell’infiammazione in particolare nelle malattie croniche autoimmuni.

 

L’arterite di Takayasu che colpisce i più giovani
Il secondo lavoro è stato pubblicato su Arthritis Care & Research, rivista ufficiale della Società Americana di Reumatologia e riguarda l’arterite di Takayasu, una vasculite dei grandi vasi (aorta e suoi rami) che interessa in particolare i giovani. Se non diagnosticata precocemente e trattata adeguatamente, la malattia determina un importante e irreversibile danno vascolare che può portare a stenosi, ostruzione e aneurismi dei vasi arteriosi.
Lo studio, nato dalla collaborazione con il prestigioso Istituto Nazionale di Salute americano (NIH), ha creato un nuovo indice di attività di malattia che integra i risultati della PET con le manifestazioni cliniche. L’indice, se validato, consentirà di valutare l’attività di malattia nel singolo paziente e personalizzare la terapia sullo stato infiammatorio, facilitando corrette decisioni terapeutiche utili a prevenire il danno vascolare. A dare un contributo decisivo al progetto è stata la ricercatrice Chiara Marvisi, dottoranda Unimore in Medicina Clinica e Sperimentale e Reumatologa. La Dr.ssa Marvisi ha usufruito del programma di internazionalizzazione della scuola di Reumatologia di UNIMORE diretta dal Prof. Carlo Salvarani che prevede periodi di permanenza degli specializzandi in Reumatologia in prestigiosi istituti esteri per progetti di ricerca concordati, nel suo caso presso l’NIH.  È in corso la validazione del nuovo indice di attività in gruppi di pazienti anche dell’ospedale di Reggio Emilia, in collaborazione con l’equipe della Struttura di Medicina Nucleare diretta da Annibale Versari.

 


L’Ufficio stampa


In foto da sinistra, Stefania Croci e Chiara Marvasi 

 


 


Ultimo aggiornamento: 20/12/23