Nota di risposta all’articolo del Sig. Paolo Del Sante del 5 gennaio

07/01/20

Alla redazione de Il Resto del Carlino

Diamo il benvenuto al signor Paolo Del Sante nel dibattito sul presente e sul futuro della sanità di Reggio Emilia. Evidentemente ci voleva la propaganda elettorale per attirare l’attenzione su questo tema del candidato alle elezioni regionali della Lega. Peccato che gli argomenti trattati siano piuttosto datati, richiamando scelte strategiche effettuate decenni addietro. Il signor Del Sante dovrebbe infatti sapere che i tempi della pianificazione strategica in sanità non sono mai a breve termine, ma impattano sempre sul lungo termine. E questo avviene in tutto il paese. Inoltre le dichiarazioni sono piene di inesattezze, speriamo non dovute ad una strumentalizzazione politica. 

Vediamo punto per punto.

Punto primo: il cantiere dell’ospedale di Guastalla. I lavori del cantiere sono terminati da tempo, in quanto il consorzio Integra, che si era aggiudicato l’appalto, ha individuato in SICREA l’esecutore subentrato a UNIECO. L’appalto è stato portato a termine con collaudo positivo nel dicembre 2018. Il Il progetto, sviluppatisi per due stralci e tre lotti, ha comportato investimenti per circa 42 milioni di euro. Il terzo piano è chiuso come tutta l’ala sud dell’ospedale per il completamento di un progetto work in progress di riqualificazione sismica, a seguito dei nuovi indirizzi normativi dopo l’evento del 2012.

Punto secondo: l’accorpamento delle degenze di chirurgia, urologia e ortopedia. La organizzazione delle piattaforme di degenza per intensità assistenziale è uno degli asset di sviluppo della sanità moderna, in questo caso anticipata per motivi logistici nel piano di riqualificazione complessiva dell’ospedale. Contrariamente a quanto affermato, questo ha portato ad una maggiore efficienza gestionale nell’assistenza, nella programmazione dei ricoveri e utilizzo dei posti letto come dimostrano i dati delle due Unità Operative citate (Urologia e Chirurgia): in entrambi i casi, i dati dei primi 9 mesi del 2019 (quelli di fine anno non sono ancora consolidati), registrano un incremento sia della media giornaliera dei pazienti operati che del numero totale degli interventi effettuati:

  1. Urologia: 1274 pazienti operati nei primi 9 mesi del 2019 contro i 977 del 2018 con una media giornaliera di 5,84 nei primi 9 mesi del 2019 contro i 4,44 dello stesso periodo del 2018 . Per quanto attiene alla urologia ricordiamo che si tratta dell’unica struttura complessa di questa disciplina a livello aziendale assieme a quella del Santa Maria Nuova, mentre al S. Anna di Castelnovo Monti è attiva una struttura semplice dipartimentale. 
  2. Chirurgia: 2132 pazienti operati nei primi 9 mesi del 2019 contro i 2034 del 2018 con una media giornaliera di pazienti operati di 5,45 nei primi 9 mesi del 2019 contro i 5,01 dello stesso periodo del 2018. La chirurgia di Guastalla, è, inoltre, la struttura che effettua il maggior numero di interventi di tutto il Dipartimento chirurgico Aziendale (circa il 16% dell’intero Dipartimento). 

  
Punto terzo: il Pronto Soccorso di Guastalla. La riqualificazione e ampliamento del PS di Guastalla fa parte del progetto complessivo che ha portato complessivamente ad un raddoppio della superficie dell’ospedale (poliambulatori, hospice, nuovo laboratorio, comparto operatorio, radiologia, rianimazione). Negli anni gli accessi al Pronto Soccorso sono stati costanti e i tempi di attesa in linea con gli standard richiesti dalla Regione. E’ vero che una parte di utenza arriva dall’area mantovana, ma questo è avvenuto a seguito delle scelte e dei ridimensionamenti della rete ospedaliera avvenuti in quella provincia, che però fa parte territorialmente e amministrativamente di un’altra regione.

Punto quarto: non è vero che la Regione abbia investito solo sul Santa Maria Nuova. Tutti gli ospedali della provincia sono stati, negli ultimi 10 anni, ampiamente riqualificati e potenziati a livello strutturale, impiantistico e tecnologico. Dal 2000 l’azienda USL ha investito nella ristrutturazione degli ospedali della provincia circa 174 milioni di euro pari a una media di circa 9 milioni di euro/anno. E’ facile per il cittadino valutare gli attuali ospedali rispetto alle situazioni di partenza nei vari distretti della provincia. A questo si aggiungano gli investimenti per le Case della Salute e per le altre strutture dei servizi territoriali.

Punto quinto: Punto nascita dell’ospedale S. Anna di CNM. Si continua ad ignorare che gli standard sui punti nascita furono il frutto di una Intesa Stato Regioni avvenuta il 16 dicembre 2010. Quindi dieci anni fa. Il governo Berlusconi era il proponente e basta verificare sul verbale della seduta chi erano i ministri presenti. L’intesa venne sottoscritta da Regioni, Province, Comuni e Comunità Montane. E confermata nei suoi contenuti nel Regolamento Ospedaliero “Balduzzi” del 2012, nel Patto per la Salute 2016-2018 e nel Decreto Ministeriale 70/2015. E sull’ospedale di montagna si continua ad ignorare che è l’unico ospedale della provincia per il quale è previsto un programma dedicato di sviluppo e potenziamento (S. Anna Plus) contenuto nel Piano Attuativo Locale ospedaliero 2019 con un investimento di quasi tre milioni per la ristrutturazione ed ampliamento del Pronto Soccorso nonché incremento della dotazione di personale medico e infermieristico per un milione di euro/anno.

Punto sesto: la riconversione dell’ospedale di Correggio è stata decisa nel Piano Attuativo Locale (PAL) del 1997 approvato dall’allora Consulta Provinciale per la Sanità. Sono passati 23 anni e questo ospedale è diventata una eccellenza riabilitativa a livello regionale e nazionale. A Correggio opera inoltre la struttura complessa di oculistica e vi hanno sede i letti ospedalieri della salute mentale del Diagnosi e Cura. La struttura di Correggio oggi adempie pienamente e con efficienza alle funzioni che le sono state assegnate nella rete provinciale: sono poche le strutture pubbliche in Italia con queste caratteristiche.

Punto settimo: sulla rete ospedaliera della provincia è stato approvato il 25 febbraio 2019 dalla Conferenza Territoriale Sociale e Sanitaria un Piano Attuativo Locale ospedaliero. In questo strumento di pianificazione sono previsti i diversi ruoli dei diversi stabilimenti ospedalieri della provincia. Il piano si propone appunto di valorizzare le competenze presenti in tutte le sedi ospedaliere ed evitare l’inevitabile effetto attrattivo di una struttura come il Santa Maria Nuova su tutto il bacino provinciale. Il modello adottato è un modello in rete (Hospital Network) con un unico presidio ospedaliero provinciale. Questo non esclude che rimanga operativo il concetto di “Hub e Spoke” per la casistica complessa che deve essere centralizzata in strutture con adeguati service mix di competenze e tecnologia. Anche qui il signor Del Sante è un po’ in ritardo, il modello Hub e Spoke è stato definito a livello regionale con il Piano Regionale Sanitario 1999-2001, circa venti anni fa.

Punto ottavo: per quanto riguarda l’immobile di Piazza Matteotti non è più di proprietà dell’ASL da diversi anni.

Anche in questo caso riteniamo che sarebbe stato più opportuno, per il candidato Del Sante, informarsi in modo approfondito.

L'ufficio stampa 


Ultimo aggiornamento: 22/10/21