''I veri motivi dello sciopero'' - Replica del Direttore Generale al comunicato dei sindacati

Reggio Emilia, 26 Maggio 2011

La risposta del sindacato alla domanda della Direzione generale se lo “sciopero del 23 maggio era inevitabile e necessario” è stata un attacco personale nei confronti del sottoscritto. Ne prendo atto e sono sicuro che ai cittadini reggiani e ai dipendenti non interessi entrare nel merito di queste valutazioni.

In realtà il comunicato sindacale attacca personalmente il Direttore generale perché non ha argomenti per confutare il contenuto della lettera aperta del 24 maggio.

Resto ai fatti, e cioè:

  • la preoccupazione che lo sciopero avrebbe comportato problemi all’utenza e non all’azienda è stata più volte rappresentata dal sottoscritto nel corso della trattativa del 20 maggio ed è cosi che, se fossero stati in buona fede, avrebbero interpretato i sindacalisti. Il problema è che a loro questo tema non interessava perché volevano lo sciopero. Del resto, dopo aver firmato una pre intesa, concordato un incontro, e aver avuto rassicurazioni sulla volontà aziendale di confrontarsi e risolvere i problemi, il sindacato non ha inteso cambiare posizione. Il resto è solo aria fritta in sindacalese stretto;
  • fin dall’inizio delle trattative si è cercato di raggiungere l’accordo: è vero che, mentre la Direzione aziendale si adoperava per avere il parere tecnico della regione che permettesse di risolvere il problema delle fasce, i sindacalisti organizzavano decine di assemblee per preparare lo sciopero, spargendo malumore e notizie false: se fossi nei cittadini e nei dipendenti (ma anche nei vertici sindacali) mi chiederei quale era l’atteggiamento giusto, ma la risposta è già nel 13,4% di adesione allo sciopero;
  • a Reggio non si era mai vista la quantificazione aziendale del guadagno da sciopero” sottolinea il comunicato sindacale: si tratta di un report obbligatorio da inviare al Dipartimento della Funzione Pubblica in caso di sciopero (dovrebbero saperlo, i sindacalisti…). Se una informazione utile contiene quel report è il fatto che lo sciopero, inutile e dannoso, ha fatto perdere 20.000 euro ai lavoratori. Questo è il dato vero e significativo, non certamente il risparmio per l’azienda…
Questi i fatti.

Riconosco invece al comunicato sindacale di aver dissipato tutti i dubbi circa i veri motivi dello sciopero: è un “attacco personale” al Direttore. E allora replico, se questo era il motivo, ritornando alla domanda iniziale, lo sciopero del 23 maggio era inevitabile e necessario?
Lo vorrei chiedere a quei più di mille reggiani che si sono visti rinviare le prestazioni ospedaliere e a quei 288 dipendenti che si vedranno sottrarre dalla busta paga la trattenuta stipendiale.

Dopodiché, i problemi sono ancora sul tavolo, aggravati dallo sciopero.

In sintesi, ritengo che il vero problema emerso da questa situazione è che ci sono sindacalisti (non i Sindacati, ma questi sindacalisti) che continuano a fare sindacato come venti/trenta anni fa si faceva nel pubblico impiego e pretenderebbero che anche la Direzione aziendale si comportasse come allora, cogestendo situazioni e decisioni. Sarà che sono cambiati Direttori generali, Primari, infermieri, ma “questi sindacalisti” sono gli stessi di venti anni fa, come dipendenti statali, fermi e inamovibili, con le stesse certezze e idee di allora, mentre tutto il mondo intorno è cambiato.

Infine pongo una domanda a tutti (anche al sottoscritto in forma di riflessione): è possibile che, in un momento storico difficilissimo per la nostra società, in cui lo sciopero è riservato a situazioni estreme come la difesa del posto di lavoro, i lavoratori dell’Ospedale di Reggio Emilia siano nelle condizioni di dover far sciopero? O sono stati fuorviati da “questi sindacalisti”?

In ogni caso, ritengo sia necessario smettere le polemiche e trovare soluzioni per l’interesse comune.

Ivan Trenti


P.S.: la infermiera che ha dichiarato a Tg Reggio che gli operatori hanno “bisogno di essere lucidi e riposati”, affermazione che è condivisibile e giusta, sarebbe stato sufficiente avesse aggiunto “io, ad esempio, sto recuperando ore dello scorso anno e sono, nei primi tre mesi del 2011, sotto debito orario di trentuno ore…”
Anche nel mese di aprile la infermiera ha riposato, tanto è vero che il suo debito orario è passato da meno trentuno a meno sessantuno...

Ultimo aggiornamento: 24/06/11