Nasce all’Ospedale Santa Maria Nuova IRCCS di Reggio Emilia un Centro di ricerca per la cura del tumore della tiroide con metodi non invasivi

Guidato dal dott. Roberto Valcavi, approfondirà le indagini scientifiche sul trattamento dei noduli benigni e maligni


Reggio Emilia, 1 Ottobre 2014


Grazie alle moderne terapie ablative, si riducono al minimo gli interventi di asportazione chirurgica della ghiandola tiroidea



Un approccio innovativo è al centro dell’attività del nuovo Centro di ricerca per il trattamento delle neoplasie della tiroide che inizia la propria attività all’Ospedale di Reggio Emilia da oggi, 1° ottobre. 

L’obiettivo primario è studiare e implementare l’utilizzo delle moderne terapie termo ablative come laser e ultrasuoni per ridurre al minimo gli interventi di asportazione chirurgica della ghiandola tiroidea. Ne sarà responsabile il dottor Roberto Valcavi che ha diretto dal 1996 ad oggi la Struttura complessa di Endocrinologia dell’Arcispedale Santa Maria Nuova.

Le terapie termo ablative consistono nel trattamento localizzato (cosiddetto “in situ”) di un tumore benigno o maligno per mezzo del calore. Si evita, in tal modo,  l’asportazione dell’organo malato o di una sua parte e si distrugge o riduce, in caso di benignità, la sola lesione, preservando l’organo. 

Il surriscaldamento del nodulo tiroideo è ottenuto attraverso l’utilizzo di strumenti poco invasivi a tecnologia avanzata come il laser, la radiofrequenza e gli ultrasuoni focalizzati ad alta intensità. Una bella notizia se si pensa che la patologia nodulare tiroidea, che è più probabile con l’aumentare dell’età e colpisce di più le donne, interessa il 30-50% della popolazione. Ancor più se si osserva che i tumori rappresentano il 2-3% di tutti i noduli.

L’asportazione chirurgica di tutta o parte della tiroide (tiroidectomia) è stato per tanto tempo il metodo prevalentemente utilizzato in ambito terapeutico per affrontare noduli di grandi dimensioni o con tendenza ad ingrandirsi. Tale intervento, però, presenta qualche potenziale rischio e conseguenze permanenti per il paziente, tra queste la necessità di assumere la Tiroxina per il resto della vita. 

È proprio per ridurre al minimo gli interventi demolitivi che, nel corso dell’ultimo decennio, il dottor Valcavi ha approfondito l’utilizzo delle tecniche termo ablative sui noduli di gozzo benigno, inizialmente su pazienti più delicati e a rischio chirurgico. 

Nello spirito dell’IRCCS oncologico, sono almeno due le applicazioni potenziali che il Centro di Ricerca svilupperà: la cura dei piccoli tumori papillari maligni della tiroide che rappresentano il 50% di tutti i tumori tiroidei e quella dei linfonodi metastatici recidivanti che non rispondono più al radioiodio o nei quali la chirurgia ha esaurito le sue possibilità. < dottor Valcavi – ma tutti i pazienti possono essere sottoposti a ecografia tiroidea per valutare l’indicazione alla terapia termo ablativa. Una volta sancita la fattibilità si eseguono gli esami biochimici e un ago aspirato tiroideo per diagnosticare la natura della lesione>>.

A partire dal 2002, tra laser e radiofrequenza, sono stati trattati a Reggio Emilia circa 1000 pazienti con noduli benigni che in gran parte hanno potuto evitare l’intervento chirurgico. Nel 2013 sono stati eseguiti 113 trattamenti termo ablativi con laser e radiofrequenza, l’80% su pazienti donne. Sono stati anche sperimentati i metodi termo ablativi in alcuni casi specifici di tumore maligno. L’auspicio è, dunque, che si possa ampliare il numero dei casi che entreranno in specifici protocolli di studio e che verranno controllati nel tempo.

 

L’Ufficio Stampa 

In allegato: Foto Roberto Valcavi

Ultimo aggiornamento: 01/10/14